Da Dante a Orban, a Ravenna Patuelli e Tajani dialogano sull’Europa che non c’è

Tajani descrive un'Europa «della centralità dell'uomo, orgogliosa di ripudiare la pena di morte, dalle radici cristiane, effettive anche se non scritte nel tentativo di Costituzione. Un'identità che va difesa ritornando alla politica. Ci incontriamo qui nel segno di Dante, che è una sintesi ideale di questa identità. Che di quell'umanesimo europeo è copertina». Dante che, ricorda Patuelli, cita l'Europa «quattro volte nella Divina Commedia. Un'espressione non solo geografica, che aveva significato sin dai tempi dei greci». E se mentre parla delle divisioni campanilistiche dell'Italia ai tempi danteschi, il presidente dell'Abi sembra fare un ritratto perfetto dell'Europa odierna assicura «no, non faccio parallelismi. Ho fatto un fioretto, non parlo di politica attuale». «Io il fioretto non l'ho fatto», strizza l'occhio Tajani. E risponde piccato alla «minaccia del governo italiano» nel negare i soldi all'Ue: «Sì, noi siamo a credito di 11-14 miliardi ogni anno nel bilancio europeo – ricorda il presidente del parlamento di Strasburgo -. Ma le nostre imprese fanno affari per 250 miliardi all'anno in luogo del mercato europeo». È davvero un “dolce carco” quindi quello dell'Europa descritta dai due relatori della conferenza interna a Dante 2021, ma per la quale si è persa una strategia: «Non è possibile - conclude Patuelli - che dopo quel primo tentativo di Costituzione non si sia messo in cantiere null'altro, nemmeno per i testi unici relativi la finanza, l'economia, la sicurezza. Mi chiedo come quest'Europa senza regole possa tenere. Ma se non tiene, non ci ritroveremo nei dorati anni '50 di De Gasperi, Einaudi e Vella. Sarà il disordine, fra Stati e all'interno degli Stati».