Ravenna, ammortizzatori al capolinea, in 350 rischiano il posto

RAVENNA. Lunedì 24 settembre non sarà un inizio di settimana come tanti. Per 350 lavoratori ravennati sarà il probabile inizio di un incubo con la fine degli ammortizzatori sociali e l’inizio della disoccupazione. Quel giorno scadrà infatti la cassa integrazione straordinaria e anche a Ravenna si respira aria di panico. Recentemente la Fiom ha stimato che in tutta Italia, nel solo settore metalmeccanico, saranno a rischio oltre 80mila posti di lavoro. Secondo le stime fatte dalla Uil provinciale, a Ravenna gli interessati saranno esattamente 347, con particolare attenzione per i compartimenti dell’edilizia e del commercio.

Le conseguenze

La scadenza della cassa straordinaria si risolverà in modo tanto semplice quanto drastico. I lavoratori verranno infatti licenziati e rimarranno senza reddito. È questo l’effetto delle modifiche regolamentari sugli ammortizzatori sociali introdotte con il Jobs Act. Che sta portando verso lo smantellamento di tutto l’ “arsenale” fino ad ora in mano alle aziende in difficoltà: quindi cassa integrazione, contratti di solidarietà e mobilità.

Il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, nei giorni scorsi, ha continuato a ribadire come nel cosiddetto “decreto emergenze” farà il suo ingresso anche il ripristino della cassa integrazione per cessazione. Ma dai sindacati non hanno remore a definirlo niente più che un palliativo. Perché solo una minima parte dei posti di lavoro a rischio è relativo ad aziende in chiusura.

Comparti produttivi

Chi sfrutta maggiormente a Ravenna lo strumento della cassa integrazione? Capirlo è fondamentale per chiarire la geografia delle realtà produttive che, più di altre, stanno faticando a risollevarsi da una crisi che perdura oramai da un decennio. Secondo i dati della Uil nei primi sette mesi del 2018 sono state oltre 620mila le ore di cassa integrazione utilizzate nel Ravennate. In particolare 400mila sono quelle assorbite dall’industria in generale, che comprende quindi tutto il comparto dei metalmeccanici ma anche della chimica. Segue il commercio, con oltre 136mila ore di ammortizzatori autorizzati in sette mesi. Chiude l’edilizia, con quasi 87mila ore. Crolla a zero invece il dato dell’artigianato, ma non per una sua incredibile ripresa, quanto piuttosto per via delle numerose chiusure che continuano a verificarsi.

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