Badante arrestata a Ravenna, l'anziana picchiata: «Signore ti prego fammi morire, sono stanca di soffrire»

Ravenna

RAVENNA. Stanca dei continui soprusi, un pomeriggio di agosto una delle ospiti della casa famiglia si era chiusa in bagno in lacrime, aveva congiunto le mani e in preda alla disperazione si era messa a pregare. «Signore fammi morire. Io sono stanca di soffrire. Io sono stanca, voglio andare a casa a morire». È solo una delle tante intercettazioni eseguite dalla polizia municipale dentro quella casa famiglia dell’orrore. Ma senza dubbio una delle più significative, perché testimonia lo stato di abbandono e di totale svilimento a cui erano sottoposte le ospiti. Una delle quali, appunto, desiderava addirittura la morte piuttosto che continuare a vivere quell’incubo.

La mattina per una delle donne ospitate, una 94enne particolarmente presa di mira dalla badante bulgara Lili Eftimova Stoeva, iniziava con il “migliore” dei risvegli. Si legge bene in uno stralcio di intercettazione del 27 agosto alle 6.40 del mattino. Dopo essere entrata in camera dell’anziana, con tono di disprezzo Stoeva inizia subito con gli improperi. «Svegliati oh! Idiota, svegliati». Urla a cui l’ospite risponde con un gemito e un filo di voce. «Sono senza parole - rincara la dose -. Vaffanculo, idiota che non sei altro. Che puzzo». Seguono alcuni schiaffi e altri lamenti dell’anziana. «Tutti i giorni come una mucca. Puzzi come una capra. Meglio che muoia questa idiota». Svilimenti personali, a cui seguono ancora schiaffi sempre più forti e lamenti spezzati dal dolore. I soprusi e le percosse vanno avanti per diversi minuti, ossia per tutto il tempo che serve a pulire la 94enne. La sera qualche istante dopo le sette la badante torna dalla donna e ricomincia il delirio. E quando dopo un quarto d’ora se ne va la Stoeva - che oltretutto era la badante responsabile della struttura - l’anziana scoppia in lacrime.

Dopo qualche giorno l’indagata scopre, parlando con l’altra badante che lavorava nella struttura, che quella 94enne sarebbe intenzionata a raccontare tutto alla famiglia. La donna dimostra però di non essere affatto preoccupata, ma soprattutto preparata all’evenienza, perché spiega che un dottore le avrebbe detto che il farmaco assunto dall’anziana provocherebbe delle rotture di capillari simili a un livido. Una giustificazione perfetta.

Voci di corridoio

Tra le pazienti della casa di riposo il malumore attorno a quella badante tiranno serpeggiava da tempo. Ed era spesso oggetto di discussione fra loro. «Io devo andare via di qua» dice un’ospite rivolgendosi a un’altra. «Perché?» le risponde, «perché non sto bene con quella che grida sempre», «e dove vai?», «a casa mia, quella grida troppo», «tutti siamo stufi». Per il momento non è dato sapere i motivi, se per via delle voci sui maltrattamenti o piuttosto se in seguito a una fuga di notizie sull’indagine della municipale, ma pochi giorni prima di essere arrestata, Stoeva viene mandata via dalla casa famiglia e trasferita in una struttura vicino a Punta Marina sempre di proprietà della medesima società.

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