Ravenna, curava pazienti con farmaci e ipnosi, finto psicologo condannato

Ravenna

RAVENNA. Si presentava come psicologo con tanto di targa affissa nello studio. Trattava i pazienti con cure e pratiche - tra le quali l’ipnosi - riservate a quegli specialisti che possiedono l’abilitazione. Titolo che tuttavia non aveva. Accuse che ieri hanno portato il giudice monocratico Corrado Schiaretti a condannare il 43enne ravennate Christian Nanni a due anni e 10 mesi e mille euro di multa per esercizio abusivo della professione.

L’indagine

A far finire nei guai il 43enne non erano stati i titoli di studio, bensì i guadagni. Conti che secondo la Guardia di Finanza non quadravano, tanto da fare emergere un mancato versamento di imposte per 600mila euro e iva “dimenticata” per altri 120mila euro. Debiti con il Fisco che Nanni ha iniziato a onorare, ma che all’epoca smascherarono quel che accadeva nello studio. I finanzieri capirono che l’attività non era supportata dall’adeguata e obbligatoria formazione universitaria. Le verifiche successive coinvolsero dunque anche l’ordine degli Psicologi. E non trovando nulla tra i registrati all’albo, partì la segnalazione in Procura che aprì un fascicolo per esercizio abusivo della professione e truffa, aggravata dalla supposta vulnerabilità psico-emotiva delle persone. Nanni finì in manette nel gennaio del 2015.

Pazienti sottoposti a ipnosi

Secondo le testimonianze raccolte, in alcuni casi i pazienti venivano sottoposti a ipnosi, in altri, ricevevano consigli su farmaci o prodotti omeopatici, per trattare persone affette da patologie gravi come la schizofrenia. Verso le fasi conclusive del processo il 43enne - tutelato dall’avvocato Francesco Alagna del foro di Firenze - si era difeso parlando per oltre due ore ammettendo di non essere iscritto all’ordine. Aveva però sostenuto di praticare “terapie di rilassamento” e di presentarsi come councellor o life coach. I pazienti tuttavia - come ha evidenziato il pm Angela Scorza, che ha chiesto una condanna a 4 anni - cercavano uno psicologo e pensavano di trovarcisi di fronte, anche alla luce della targa dello studio. Tra le 45 parti offese individuate dalla procura, una quindicina ha scelto di costituirsi parte civile (rappresentate dagli avvocati Colliva, Bravi, Arcuri e Camprini), e con loro anche l’ordine degli Psicologi. Il giudice ha riconosciuto anche l’aggravante della continuazione, disponendo per l’imputato il pagamento delle spese processuali per le parti civili, tra i 3.500 e i 7mila euro.

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