Renzi, da premier a show man. E alla festa Pd a Ravenna c’è (a sorpresa) il pienone

Ravenna

RAVENNA. Lo accoglie un’ovazione fragorosa, dopo che sin da mezz’ora prima dell’inizio del comizio - diversamente dall’intervista, come era annunciato - partivano applausi di incoraggiamento manco fosse un concerto rock.

Ma per l’intervento di Matteo Renzi alla Festa nazionale dell’Unità di Ravenna non immaginatevi gli appunti posati sul leggìo e le pose da “mimica del consenso” studiate allo specchio. Tutt’altro. Si è trattato di uno “one-man-show” con l’ex premier che parla a braccio passeggiando sul palco. Il discorso viene introdotto, dopo i saluti di rito, da un video di anteprima tratto dal suo prossimo programma televisivo sulle meraviglie di Firenze, «perché - dice - dovremo ripartire da educazione e bellezza».

Ma Renzi si scopre pienamente nella parte anche nello spettacolo di satira politica. Perché questo è il format che sceglie di utilizzare per la sua serata all’area Pala de Andrè. Ideale per togliersi vari sassolini dalle scarpe col sorriso. Soprattutto nei confronti degli avversari, non risparmiando frecciate all’interno del suo stesso partito. L’avvio è roboante, con l’appello al Pd per uno «stop all’autoanalisi» e ricordando di essere «l’unico che si è dimesso. Ma ora voglio utilizzare ogni energia per questo partito, da iscritto, militante, dirigente e senatore». La platea è gremita, raffrontabile al bagno di folla per Mujica. E il primo bersaglio di Renzi è Salvini: «Minniti, che salirà su questo palco a breve, andava in Libia per risolvere il problema dei richiedenti asilo, Salvini va a Cervia». Il pubblico rumoreggia. «No, ok, a Milano Marittima...». Mentre parla, sullo schermo gigante alle sue spalle compare il ministro dell’Interno, a torso nudo, mentre beve un drink ad una festa in spiaggia. E Renzi riparte: «Oggi è arrivata la sentenza sui 49 milioni della Lega, ma Salvini dice “non importa, il popolo è con noi”. Caro Matteo - dice rivolto a quello felpato - io sono un esperto del settore, la ruota gira. Ma mi chiedo, dove sono i costituzionalisti tanto attivi durante il referendum, ora che abbiamo un ministro dell’Interno che non rispetta le sentenze?». La folla è in visibilio, e allora Renzi parte nel suo affondo ai pentastellati: «Dove sono mentre il loro alleato attacca la magistratura. “O-ne-stà, do-ve-sta?”», sillaba canzonatorio. Per dieci minuti, in sostanza, usa il grillismo contro i grillini. Se la prende con “Toninelli-Toninulla”, con Giarrusso «la Iena trombata alle elezioni che ora viene messo a controllare i concorsi pubblici” e il “premier che invece può fare l’ospite solo a Chi l’ha visto?», mentre la regia fa passare le foto degli avversari citati. Dopo la parte comica, per il finale Renzi torna istituzionale. Critica «gli amici e i compagni che se la sono presa col Matteo sbagliato», ma precisa che non sarà lui a «venire alla Festa dell’Unità per partecipare al gioco delle polemiche interne». Poi arringa: «Ora alziamoci e mettiamoci in cammino. Chi vincerà il congresso deve sapere di avere tutti a fianco. Non come è accaduto contro di me due volte. “Basta, basta”, urla mentre dalla platea chiedono “congresso subito”, e “candidati!. Lui glissa e saluta prendendosi l’ovazione finale, «orgoglioso di fare parte di questa comunità, viva l’Italia».

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