Scovato un nuovo foreign fighter, era arrivato con la moglie incinta

Rimini

RAVENNA. Il piano sembrava ben studiato. Portare la compagna incinta e farla partorire in Italia, per ottenere il permesso di soggiorno e portare avanti nell’ombra la propria “missione” in nome della jihad.

La scelta del luogo in cui stabilirsi era ricaduta su Castel Bolognese, dove la presenza di alcuni parenti avrebbe garantito un supporto logistico per costruire qualcosa di duraturo. Invece la permanenza di un 28enne albanese (sul nome vige massima riservatezza alla luce delle indagini tutt’ora in corso), è durata due mesi appena. Individuato e tenuto d’occhio dalla Digos, è stato rimpatriato il 23 agosto e consegnato alle autorità albanesi come uno degli jihadisti potenzialmente fra i più pericolosi tra quelli trovati finora in provincia di Ravenna. Un combattente con alle spalle la militanza in Siria e Iraq, ma ben consapevole di dover mantenere un profilo basso in Europa per non essere individuato.

Foreign fighter riservato

Nessun profilo Facebook né social, un temperamento riservato ma allo stesso tempo estremamente radicale nello stile di vita e nel rapportarsi con i conoscenti. Il 28enne non frequentava la moschea di Ravenna, né si era mai esposto in momenti di proselitismo all’interno della propria casa. In questi due mesi dal giorno dell’arrivo in Italia dall’Albania, a giugno, aveva campato di lavoretti in nero come elettricista, durante i quali non aveva risparmiato ai colleghi rimproveri, qualora sorpresi a bere birra.

Questo il profilo ricostruito dalla Sezione Investigativa della Digos, con un team composto anche di ricercatori universitari in ambito di estremismo religioso, e con il supporto del servizio di contrasto al terrorismo di Roma. Operazioni che hanno unito le più “classiche” attività come monitoraggio, appostamenti, pedinamenti e raccolta delle testimonianze, a una complessa e articolata indagine di tipo politico. E con il materiale raccolto, la consapevolezza che il giovane potesse diventare un catalizzatore tra gli estremisti presenti nel territorio era alto.

La cattura all’alba

Nonostante il 28enne avesse compreso la necessità di non esporsi, il suo nome risultava tra quelli segnalati nell’ambito della cooperazione internazionale per la lotta al terrorismo islamico. D’altronde, anche lo zio e il fratello della moglie, stando alle indagini, erano stati arrestati a Brescia nel 2015 sempre dalla Digos con l’accusa di reclutamento di minorenni per la causa jihadista. Per questo all’alba di giovedì scorso gli agenti assieme ai colleghi dell’Ufficio Immigrazione si sono presentati sotto casa sua. Non ha opposto resistenza. Tutt’altro. Ha ammesso di essere un combattente legato all’Isis, di essere stato operativo nello scenario dei conflitti Siro-Iracheni nelle fila delle organizzazioni terroristiche Jabhat al-Nusra prima, e dell’Islamic State poi.

Sulla scala dell’aereo

Con la cattura sono state avviate parallelamente le procedure per chiedere al Viminale il provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, firmata direttamente dal ministro Salvini. È il terzo da inizio anno in provincia di Ravenna, tra gli 82 decreti di espulsione analoghi in tutta Italia vergati dal Ministero. Una disposizione in linea con il Testo unico sull’immigrazione (decreto legislativo 286/1998), che all’articolo 13 dispone che «per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, il ministro dell’interno può disporre l’espulsione dello straniero anche non residente nel territorio dello Stato, dandone preventiva notizia al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro degli affari esteri».

Il provvedimento è stato convalidato davanti al giudice di pace, che ha permesso il trasferimento all’aeroporto “Fiumicino” di Roma. Sempre composto e collaborativo, il 28enne si è fatto scortare fin sulla scaletta dell’aereo dove, imbarcandosi sul volo diretto a Tirana, ha perfino ringraziato gli investigatori per avergli concesso nelle ore precedenti di rispettare i precetti del culto islamico. Solo la punta, questi, di un fanatismo che voleva coltivare in provincia.

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