Chiusi nel dolore e nella preghiera per il 24enne di Faenza morto nel bosco

Faenza

FAENZA. In molti non riescono ancora a credere alla tragica morte di Paolo Badiali, il 24enne di Ronco vittima giovedì dell’incidente nei boschi di Bibbiana di Palazzuolo. Era alla guida di una vecchia Fiat Campagnola, radiata dalla circolazione stradale, ma utilizzata fuori strada dai ragazzi dell’operazione Mato Grosso nel campo di lavoro allestito tra i monti. Il mezzo, per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri della compagnia di Borgo San Lorenzo, si è ribaltato più volte in una scarpata, in un punto della pista considerato nemmeno troppo pericoloso da chi ha visto il teatro della sciagura.

Raccoglieva legna

Paolo, nonostante la giovane età, era un veterano delle operazioni Mato Grosso, e si trovava nel campo di lavoro allestito in quella zona da ragazzi volontari provenienti da tutta Italia e dall’estero. Erano in corso lavori di taglio e raccolta di legna da vendere per ricavarne aiuti all’organizzazione e ai poveri delle missioni in Perù. I tre passeggeri che erano con lui (una 20enne di Forlì, una 17enne di Novara e un 22enne di Brescia) sono rimasti feriti, ma non sono in pericolo di vita. La tragedia ha scosso tutta Faenza, dove il giovane, studente di ingegneria, era molto conosciuto, soprattutto nei circuiti del volontariato religioso.

Cordoglio del sindaco

Molti si sono chiusi nel dolore e nella preghiera, altri invece hanno preferito esternare pubblicamente testimonianze di cordoglio.

«Era instancabile – ha scritto un amico, uno dei tanti, sui social –: lascia un vuoto difficile da colmare e da comprendere non solo per le persone più vicine, ma per tutti coloro che hanno conosciuto l’Operazione Mato Grosso».

«Esprimo vicinanza alla grande famiglia dell’Omg, ai parenti e agli amici di Paolo Badiali; giovane volontario impegnato nell’ Operazione Mato Grosso per aiutare i più deboli e costruire un mondo migliore – ha detto in particolare il sindaco Giovanni Malpezzi –. Quella di giovedì è una tragedia incredibile che ci scuote profondamente e lascia un vuoto impossibile da colmare».

La famiglia

Paolo viveva con la famiglia, il padre Gabriele, la madre Chiara e le due sorelle Francesca e Cristina, nella stessa casa rurale di Ronco abitata da Padre Daniele Badiali (cugino del padre), il prete “Servo di dio” assassinato in Perù il 16 marzo del 1997, di cui è in corso la causa di canonizzazione e beatificazione.

La salma è stata composta nell’obitorio di Marradi, e non a Faenza, perché le norme di legge impediscono spostamenti a cassa aperta da regione a regione. I famigliari hanno infatti espresso il desiderio di vederlo un’ultima volta e ciò non sarebbe stato possibile se vi fosse stato un trasferimento del feretro.

Le esequie

I funerali si svolgeranno lunedì mattina alle 10.30 alla parrocchia di Santa Margherita in Ronco. «Allestiremo un altare nel piazzale esterno – spiega il parroco don Antonio Samorì –: sicuramente vi sarà una gran folla, molti giovani provenienti anche da lontano hanno espresso il desiderio di esserci». Lascia sgomenti anche il destino di due morti nella stessa famiglia in circostanze tragiche, avvenute entrambe nel compimento di missioni di aiuto ai più deboli. Paolo sarà sepolto accanto a Daniele nel piccolo cimitero della parrocchia.

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