Il “re del vino” di Faenza sceglie l’abbreviato. Sarà giudicato a inizio ottobre
L’indagine
L’operazione - nata seguendo il rimpatrio di un ingente capitale tenuto nella Repubblica di San Marino - aveva portato al sequestro di oltre 20 milioni di euro, tre società, oltre a investimenti finanziari e immobili nelle province di Ravenna e Foggia. L’ordinanza emessa dal gip Rossella Materia aveva inoltre disposto varie misure cautelari, tra le quali, oltre a Melandri, erano stati arrestati anche i cerignolani Gerardo Terlizzi (56 anni), fratello del più noto Giuseppe, reggente dell’ex-clan Piarrulli-Ferraro, e i fratelli Pietro e Giuseppe Errico (55-66 anni), anche loro già noti alle forze dell’ordine e ritenuti vicini al clan attivo nella provincia di Foggia. Erano inoltre finiti agli arresti domiciliari anche la compagna e socia in affari di Melandri, Roberta Bassi, di 56 anni, difesa dall’avvocato Guido Maffuccini, la 56enne di Monte Sant’Angelo Rosa D’Apolito, difesa dall’avvocato Starace del Foro di Foggia, e Ruggiero Dipalo, 50enne di Cerignola, presunti prestanome di tutta l’operazione. Oltre a questi, altre quattro persone sono state rinviate a giudizio in quanto considerate al servizio dell’associazione. La strategia che secondo l’accusa era stata elaborata dal gruppo manovrato da Melandri, consisteva nell’emettere fatture attraverso finte società vinicole affidate a prestanome, per la vendita di mosto e prodotti alla Melandri Trading. Al posto delle merci, arrivavano i contanti a bordo di corrieri fatti partire da Cerignola fino a Russi. L’imprenditore procedeva poi al bonifico, riciclando a sua volta le disponibilità finanziarie rimpatriate da conti a San Marino. FED.S.