Il “re del vino” di Faenza sceglie l’abbreviato. Sarà giudicato a inizio ottobre

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RAVENNA. Sarà giudicato con rito abbreviato Vincenzo Salvatore Melandri, imprenditore vinicolo di 48 anni conosciuto come “il re del vino”. Il gup Andrea Galanti ha accolto l’istanza della difesa dell’imprenditore accusato di riciclaggio, autoriciclaggio, frode fiscale, usura e associazione per delinquere, fissando l’udienza per i primi di ottobre. In questo modo, in caso di condanna potrà beneficiare dello “sconto” di un terzo della pena. Melandri era stato arrestato nel dicembre scorso al termine di un’indagine avviata dalla Direzione investigativa antimafia di Bologna e dalla Guardia di Finanza di Ravenna. L’imprenditore faentino, difeso dall’avvocato Ermanno Cicognani, era finito in carcere in quanto ritenuto secondo l’indagine coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello, al vertice di un sodalizio criminale specializzato nel riciclaggio di capitali dalla provenienza illecita e frodi fiscali architettate emettendo fatture per transazioni fittizie. Secondo la Procura, complici del giro di denaro “sporco” erano esponenti della criminalità di Cerignola, in provincia di Foggia.

L’indagine

L’operazione - nata seguendo il rimpatrio di un ingente capitale tenuto nella Repubblica di San Marino - aveva portato al sequestro di oltre 20 milioni di euro, tre società, oltre a investimenti finanziari e immobili nelle province di Ravenna e Foggia. L’ordinanza emessa dal gip Rossella Materia aveva inoltre disposto varie misure cautelari, tra le quali, oltre a Melandri, erano stati arrestati anche i cerignolani Gerardo Terlizzi (56 anni), fratello del più noto Giuseppe, reggente dell’ex-clan Piarrulli-Ferraro, e i fratelli Pietro e Giuseppe Errico (55-66 anni), anche loro già noti alle forze dell’ordine e ritenuti vicini al clan attivo nella provincia di Foggia. Erano inoltre finiti agli arresti domiciliari anche la compagna e socia in affari di Melandri, Roberta Bassi, di 56 anni, difesa dall’avvocato Guido Maffuccini, la 56enne di Monte Sant’Angelo Rosa D’Apolito, difesa dall’avvocato Starace del Foro di Foggia, e Ruggiero Dipalo, 50enne di Cerignola, presunti prestanome di tutta l’operazione. Oltre a questi, altre quattro persone sono state rinviate a giudizio in quanto considerate al servizio dell’associazione. La strategia che secondo l’accusa era stata elaborata dal gruppo manovrato da Melandri, consisteva nell’emettere fatture attraverso finte società vinicole affidate a prestanome, per la vendita di mosto e prodotti alla Melandri Trading. Al posto delle merci, arrivavano i contanti a bordo di corrieri fatti partire da Cerignola fino a Russi. L’imprenditore procedeva poi al bonifico, riciclando a sua volta le disponibilità finanziarie rimpatriate da conti a San Marino. FED.S.

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