Privo di reddito ma con auto e conti intestati, sequestrati i beni a un nomade di Faenza

Faenza

FAENZA. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno dato esecuzione al decreto del Tribunale di Bologna di applicazione della sorveglianza speciale e della confisca nei confronti della ditta individuale operante nel settore del recupero di rottami ferrosi e degli autoveicoli di proprietà di un cittadino bosniaco 52enne da tempo emigrato in Italia e residente a Faenza, nonché del relativo nucleo familiare convivente. Nella lunga e complessa attività d’indagine sono stati posti sotto la lente d’ingrandimento 8 soggetti tutti imparentati con l'uomo che, si è accertato, nel corso degli anni ha assunto numerosi e diversi alias, delineando il complesso dei beni di sua proprietà o nella sua disponibilità acquistati e ceduti. Ricostruzione che ha portato il questore a presentare a inizio giugno la proposta di sottoposizione del nomade a sorveglianza speciale e al sequestro ai fini della confisca di autoveicoli, libretti di deposito e conti correnti. Il 19 luglio il Tribunale di Bologna ha applicato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni a Faenza e numerose prescrizioni a cui il 52enne si dovrà attenere (non potrà rincasare la sera più tardi delle 21 e uscire la mattina prima delle 7.30 senza comprovata necessità e, comunque, senza averne data tempestiva notizia all'autorità locale di pubblica sicurezza, presentarsi alle forze dell'ordine tre volte alla settimana) a conferma della sua pericolosità sociale, già riscontrata nel corso degli accertamenti svolti, durante i quali era risultato essere dedito a traffici delittuosi ed alla commissione di reati connotati da fine di lucro. Lo stesso, tra l’altro, ha riportato varie condanne penali per furto e ricettazione ed ha tuttora in corso altre pendenze penali per furti in danno di aziende, reati in materia di falso e gestione non autorizzata di rifiuti. Nel provvedimento è stato inoltre evidenziato come in base ai dettagliati accertamenti patrimoniali svolti sul suo conto, il 52enne e la famiglia abbiano condotto un tenore di vita tale da far ritenere che abbia vissuto abitualmente, almeno in parte, con i proventi di attività delittuose. Le indagini patrimoniali, che abbracciano un periodo che va dal 2001 al 2015, avevano fatto emergere redditi irrisori, inidonei a soddisfare anche solo le primarie esigenze di vita. Nonostante la formale assenza di reddito, i membri del nucleo familiare risultavano intestatari di vari veicoli, conti correnti e libretti di deposito postali sui quali è stata riscontrata una vorticosa operatività, con la movimentazione di ingenti somme di denaro, che venivano sottoposti a sequestro d’urgenza. Parallelamente è stata avviata una verifica fiscale nei confronti della ditta individuale dell'uomo dalla quale è emerso che dal 2012 al 2015 ha omesso di dichiarare redditi per circa 100mila euro e percepito prestazioni sociali agevolate senza averne diritto.

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