Ra-dici non firma il patto con il Comune. «Questa non è la Darsena che vorrei»

Rimini

RAVENNA. «Possiamo pensare di avere avuto sfortuna, che ci fossero inciampi tecnici. Ma eravamo disposti a offrire gratuitamente la cura di un luogo che a nostro parere è importante, lo facciamo del resto informalmente da anni. E dopo due anni di tentativi la proposta che ci viene fatta non è ricevibile. Non firmeremo». Riccardo Ricci Petitoni presiede Ra-dici. La sua associazione, come prima attività, si prese in carico le installazioni di verde sulla via D'Alaggio, ovvero la strada che compone la riva destra della Darsena di città. Ma passeggiando nei dintorni della zona, per quanto sia strategica per il rilancio del quartiere, ci si rende conto di essere ben lontani dalla “Darsena che vorrei”.

Per riassumere il contesto: due “aiuole in cassone” da curare senza un allaccio idrico più vicino di 200 metri, e comunque concesso bonariamente da un privato. Non un cestino per i rifiuti a vista d'uomo. Alcuni lampioni spenti da anni, laddove la luce come strumento di lotta al degrado è particolarmente importante. Un'installazione lignea, il Faro, data alle fiamme presumibilmente da vandali coi resti combusti accantonati e limitati da bandelle biancorosse. Ed una ulteriore installazione, la Duna, in grave stato di abbandono.

Non un quadro idilliaco in una zona che sta vedendo un'evoluzione importante e che, sulla carta, ha progetti di grande sviluppo nel futuro. Ma nella sua “austerità post-industriale” nel 2015 si era cercato di introdurre elementi di arredo urbano, con le installazioni sopra citate. Ci si accorse in breve, però, che fare due aiuole in cassoni agricoli senza manutenerle sarebbe significato, immediatamente, avere contenitori di legno pieni di terra riarsa, alti ciuffi di erba secca e semmai qualche macilenta cicca di sigaretta. E così fu, prima che Ra-dici decise di metterci del suo. In seguito, negli ultimi due anni, vari ravennati avranno potuto vedere Ricci Petitoni e tanti altri volontari in sella ad una bici (siamo in zona pedonale) a trascinare taniche di acqua caricate su un carretto per tenere “l'Isola” e “il Campo” annaffiati e curati. Con anche piccole dimostrazioni di alfabetizzazione agricola, visto l'inserimento anche di piantine da orto (puntualmente depredate dei frutti) affiancate da mini-pannelli descrittivi. Ora, però, Ra-dici sceglie di dire basta: «Nel settembre 2017 avemmo un incontro con l'assessora alla Partecipazione, Valentina Morigi - spiega il presidente di Ra-dici -. Le ponemmo alcuni problemi che a noi parevano di facile soluzione. Ci venne chiesto di presentarle un progetto: comprendeva l'installazione di un allaccio idrico, la fornitura di materiali e di impregnante per sostituire assi ammalorate e per riverniciare il tutto. Poi il ripristino dell'arredo urbano circostante e la fornitura di alcuni cestini. Lettera morta. Poche settimane fa siamo stati però convocati, dopo un anno e mezzo di “volontariato abusivo”, per la firma di un Patto di collaborazione. Ma in mancanza di un progetto complessivo, abbiamo deciso di declinare l'invito».

L'associazione sceglie però un approccio dialogante: «Siamo delusi e demotivati, ma ringraziamo la parte tecnica dell'ufficio Partecipazione e il Darsena Pop Up che ci ha fornito l'acqua e il ricovero dei mezzi di manutenzione e col quale continueremo a collaborare – conclude Ricci Petitoni -. Se ci sarà permesso continueremo a curare le aiuole ma parimenti avvieremo le procedure per il disimpegno dell'installazione trapiantando le piantine perché non debbano morire di sete. Però poi interromperemo il nostro impegno con l'amaro in bocca di un'idea di partecipazione disattesa».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui