Violenza sessuale sulla figlia piccola, condannato a 6 anni e 8 mesi

RAVENNA. Sorpreso dalla moglie, aveva prima negato, poi, messo alle strette aveva confessato di aver provato piacere nel toccare le parti intime della figlioletta fin da quando la piccola aveva pochi mesi. Motivo per cui ieri l’uomo, un ravennate di 56 anni, è stato condannato per violenza sessuale a 6 anni e 8 mesi. Non è l’unico risvolto nella sentenza emessa dal giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti durante il rito abbreviato al termine del quale il sostituto procuratore Cristina D’Aniello aveva chiesto 7 anni. La madre della piccola è stata rinviata a giudizio con l’accusa di non aver impedito che quegli abusi sessuali venissero compiuti dal marito. Per la procura insomma, la donna pur sapendo di quegli abusi avrebbe taciuto a lungo prima di rivolgersi alle forze dell’ordine.

La madre rinviata a giudizio

Su entrambi i genitori - difesi dagli avvocati Alessandro Chiarucci e Monica Miserocchi - si erano concentrate le indagini coordinate dal pm Monica Gargiulo, che avevano portato a due avvisi di fine indagine per violenza sessuale aggravata in concorso. D’altronde le attenzioni inopportune da parte del padre nei confronti della bimba - seguita dai Servizi sociali con l’avvocato Christian Biserni - si erano protratte dal 2007 al 2012. In questi anni la donna si sarebbe accorta degli abusi, compiuti addirittura davanti ai suoi occhi. Di fronte all’evidenza il compagno aveva negato, salvo poi ritrattare ammettendo di non essere riuscito a resistere all’impulso fin dai primi mesi di vita della figlia.

Il silenzio per motivi religiosi

Se aveva deciso di mantenere il silenzio - ha spiegato la donna alle forze dell’ordine al momento della denuncia prima e davanti al giudice poi -, lo aveva fatto alla luce dell’educazione impartita a sua volta dal proprio padre, aderente a una particolare setta pagana, che l’aveva portata a essere distaccata e preoccupata principalmente a preservare un’immagine esterna della famiglia in perfetto stile “Mulino bianco”. La decisione di denunciare le molestie subite dalla figlia era arrivata solo sulla spinta di una nuova conversione religiosa, ma anche in seguito ai racconti che la piccola aveva trovato il coraggio di farle solo una volta allontanato il padre da casa. Così il fascicolo era stato aperto dal tribunale dei Minori di Bologna, che dopo aver tolto la potestà genitoriale per il 56enne, aveva esteso le accuse anche nei confronti della donna. Ora, a quattro anni dall’incidente probatorio, la condanna ha di fatto confermato l’accusa più pesante.

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