«Muratori uccisi dall'amianto»

Rimini

RAVENNA. Tre ex alti dirigenti dell’Acmar a processo per due morti d’amianto.

L’udienza preliminare è stata fissata di fronte al gup Monica Galassi per il prossimo martedì su richiesta del pm Cristina D’Aniello che ha condotto l’indagine sul decesso per tumore di due ex dipendenti della cooperativa uccisi a poco più di settantanni da due forme di tumore generate (stando alla perizia svolta in incidente probatorio) dall’esposizione alle polveri di amianto.

Si allunga così la lista delle aziende ravennati coinvolte nell’epocale tragedia causata dall’uso di Eternit nel territorio ravennate e soprattutto nel polo chimico. Oltre ai 21 dirigenti dell’Eni recentemente rinviati a giudizio e ai 4 dirigenti della Cmc a processo per la tragica vicenda dell’operaio suicidatosi dopo aver scoperto di avere un tumore causato dall’amianto, ecco aprirsi un nuovo fronte giudiziario che coinvolge un’altra impresa simbolo dell’economia ravennate: l’Acmar.

I tre ex dirigenti - tutti di un’età compresa tra i 77 e i 72 anni - sono accusati di omicidio colposo per la morte di un ex capocantiere e di un carpentiere ponteggista.

La prima vittima si chiamava Bruno Giuliani, ed era residente a Mezzano. Morì nel dicembre del 2009 con un mesotelioma pleurico maligno. Tra il 1953 al 1988 aveva lavorato per l’Acmar e in particolare per 5 o 6 anni aveva prestato servizio nella reffineria Sarom provvedendo alla manutenzione ordinaria degli edifici nei quali le tubature erano rivestite di amianto. Il secondo operaio è invece Egidio Balbo, morto a 74 anni il 23 agoasto del 2006 per mesotelioma peritoneale. Anche lui lavorò per l’Acmar tra il 1969 e il 1992 ed ebbe il ruolo di manutentore dei forni e delle caldaie della Sarom, anche queste all’epoca rivestite d’amianto. Nel 2011 una perizia svolta in incidente probatorio evidenziò come entrammbe le patologie potessero essere messe in relazione diretta con l’esposizione alle fibre di eternit.

I tre ex dirigenti dell’Acmar sono difesi dall’avvocato Alessandra Melandri. Le parti offese sono invece tutelate dagli avvocati Francesco Frigieri del foro di Ravenna e dall’avvocato Giacomo Garcea del foro di Ravenna.

Anche l’Inail - tutelata dall’avvocato Gianluca Mancini - si costituirà parte civile chiedendo il rimborso delle prestazioni previdenziali erogate in favore degli eredi, in tutto circa 322mila euro.

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