Cagnoni condannato all’ergastolo: per i giudici ha ucciso la moglie

Ravenna

RAVENNA. «Colpevole». Sono passate da pochi minuti le 19 quando il presidente della Corte d’assise, il giudice Corrado Schiaretti (a latere Andrea Galanti) esce insieme ai giudici popolari dopo sei ore di camera di consiglio e legge il dispositivo con cui Matteo Cagnoni viene condannato all’ergastolo, come richiesto dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello nel corso della requisitoria.

Processo lungo otto mesi

Dopo otto mesi e ventinove udienze dall’avvio del processo, il verdetto finale delinea dunque la verità emersa in aula sulla morte di Giulia Ballestri.

Ad ucciderla per il collegio è stato il marito, da cui si stava separando e che anche ieri aveva chiesto la parola per riaffermare la propria innocenza («Non ho mai pensato un solo secondo nella mia vita di uccidere Giulia, è sempre stato il mio baricentro esistenziale, di più non posso dire. Ho tre figli che hanno bisogno di me e che hanno un trauma spaventoso addosso») nel corso delle spontanee dichiarazioni rese al termine dell’arringa dei suoi difensori, gli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti, che avevano cercato di incrinare l’ipotesi accusatoria chiedendo l’assoluzione del loro assistito.

Riconosciute le aggravanti

Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni, lasso entro il quale saranno depositate.

Ma, alla luce della condanna espressa dalla Corte d’assise, si può ritenere che per i giudici Cagnoni abbia ucciso in modo premeditato. O crudele, aggravante quest’ultima sempre di difficile applicazione per il carattere soggettivo che ne sfuma i contorni, come ricordato dalla difesa un delitto commesso in modo efferato non necessariamente è crudele, occorre dimostrare aldilà di ogni ragionevole dubbio l’intento di provocare sofferenze non necessarie e orientate a cagionare la morte. Oppure considerando entrambe le circostanze insieme; per il “fine pena mai” comunque bastava ne fosse ravvisata anche solamente una.

L’attesa per la pronuncia

Un verdetto accolto in sala da un religioso silenzio durante la lettura della sentenza.

Non un sospiro tra il pubblico che fino all’ultimo ha riempito l’aula per assistere ad uno dei processi più seguiti degli ultimi tempi per la gravità dei reati contestati ma anche, non si può negare, per le persone coinvolte.

E in apnea anche l’imputato, impassibile al momento della lettura, la pubblica accusa (oltre al pubblico ministero era presente anche il procuratore capo Alessandro Mancini) e i legali della difesa e delle parti civili che hanno ascoltato parola per parola la pronuncia trattenendo il fiato.

Le disposizioni del collegio

A Cagnoni la Corte ha risparmiato l’anno di isolamento diurno che la Procura aveva chiesto venisse applicato. Per il resto le richieste sono state accolte in toto.

Il dermatologo è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di quelle per il proprio mantenimento in carcere durante la custodia cautelare e al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili: rinviando la determinazione in sede civile è stata liquidata come provvisionale in favore dei figli della coppia la somma di tre milioni, mezzo milione a testa per i genitori della vittima e 150mila euro al fratello Guido (presente a quasi tutte le udienze) così come era stato richiesto dall’avvocato Giovanni Scudellari, legale della famiglia Ballestri che si era costituita parte civile.

Disposto inoltre il pagamento di 20mila euro in favore del Comune (per il quale era presente in aula l’avvocato Enrico Baldrati) e 10mila euro per ciascuna delle altre associazioni, Linea Rosa, Udi e Dalla parte dei minori rappresentate rispettivamente dalle avvocatesse Cristina Magnani, Sonia Lama e Antonella Monteleone oltre alla rifusione delle spese per gli onorari.

Tolta la potestà genitoriale

Alla condanna economica è seguita poi quella come padre, con l’interdizione legale e la sospensione dall’esercizio della potestà genitoriale per tutta la durata della pena.

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