Una spiaggia naturista “bis”: un privato offre lo spazio

Ravenna

RAVENNA. Potrebbe nascere già quest’estate a Lido di Dante una nuova spiaggia naturista, in aggiunta allo storico tratto della bassona a sud della località, vicino alla foce del fiume Bevano. Le trattative sono appena iniziate tra l’associazione Naturisti Emilia Romagna e la Lido di Ravenna Srl, società cesenate proprietaria dell’arenile tra il bagno Passatore e la foce dei Fiumi Uniti. E già si sarebbero fatti avanti due imprenditori bolognesi pronti a investire proprio su quell’area golenale, per creare quello che potrebbe diventare il primo stabilimento balneare naturista ufficiale d’Italia. Ma spetterebbe al Comune l’ultima parola sulla possibilità di dedicare quella spiaggia agli amanti del costume adamitico, e sulle eventuali autorizzazioni a costruire servizi e strutture igieniche.

Un’area inutilizzata da due anni

L’area si estende per una superficie di 245.200 metri quadri, ora ridottisi per effetto dell’erosione marina, e risulta di proprietà della società cesenate alla luce di due atti di rogito redatti nel 1960 e nel 1962. È la stessa finita nei mesi scorsi al centro delle polemiche per la mancanza di una spiaggia dedicata ai cani proprio a Lido di Dante. Su quel tratto, infatti, fino al 2015 era stato concesso a titolo gratuito – previa richiesta scritta da parte del Comune – l’accesso ai bagnanti che non si volevano separare dei propri animali domestici. Domanda che non era più sopraggiunta nelle successive due stagioni. Nonostante ciò, il direttivo della società si era mostrato disponibile a prendere in considerazione nuove richieste, invitando il Comitato cittadino a presentare al Comune un progetto relativo all’utilizzo di parte dell’area (come per esempio rimessaggio di piccole imbarcazioni), oppure a cercare nuovi accordi.

L’ipotesi nuova spiaggia nudista

Il terreno fertile lo ha trovato uno dei portavoce della società, il geometra Thomas Toni, in un primo colloquio tenuto con il presidente dell’Aner Jean Pascal Marcacci. «Abbiamo già due imprenditori bolognesi interessati a investire per creare il primo stabilimento balneare ufficiale naturista in Italia – spiega Marcacci –. Il nostro non è un interesse economico perché siamo un’associazione che non ha fini di lucro, ma ci sta a cuore la promozione della cultura naturista, e questa sarebbe un’occasione, un primo sasso nello stagno per la valorizzazione di questa tipologia di turismo a Lido di Dante».

L’ipotesi – già balenata e presto accantonata nell’epoca della giunta Matteucci – sembra fattibile anche a partire dalla stagione in corso. Il geometra della Lido di Ravenna srl ne parla sottolineando che «la morfologia della spiaggia si presta a questa destinazione». E apre a una possibile collaborazione già da quest’anno: «L’intervento sarebbe per gradi – precisa –, basterebbero i servizi igienici (come previsto dalla legge regionale applicata dall’ordinanza del sindaco, che autorizza e delimita il perimetro dedicato al naturismo nella spiaggia a sud, ndr) per partire con un intervento pilota fin dai prossimi mesi. In futuro si potrebbero valutare i progetti per un’infrastruttura vera e propria, che comprenda eventuali servizi». A questo punto la palla passerebbe all’amministrazione comunale e alla valutazione di tutti i soggetti – demanio, forestale, capitaneria – che hanno interessi in quell’area golenale.

Cause in corso: i problemi

Si mostra incuriosito il sindaco Michele de Pascale, che dichiarandosi «assolutamente favorevole al naturismo come grande opportunità per Lido di Dante», prende atto della trattativa dichiarandosi «disponibile ad accogliere i progetti». Le valutazioni da fare – lascia intendere l’assessore al Turismo, Giacomo Costantini –, sono però più articolate. Anche lui, precisando che «il Comune ha già rapporti periodici con la società quando fa richiesta dell’area per gli spettacoli pirotecnici», attende che le parti in gioco presentino un progetto più nitido.

D’altronde ci sono grane abbastanza recenti che invitano alla cautela su quel tratto di spiaggia. Quella più grave riguarda una causa di risarcimento ancora in piedi, sollevata da alcuni bagnanti che un paio di anni fa rischiarono di annegare dopo essere stati sorpresi da un’onda che li trascinò in mare. La richiesta di risarcimento ha raggiunto 1,5 milioni di euro. Episodio che ha spinto la proprietà, per tutelarsi, a posizionare un cartello di divieto allo stazionamento, esplicitando l’assenza di servizio di salvataggio. Una decisione presa - precisano per smarcarsi dalle accuse di immobilismo - in vista di una progettualità futura.

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