«Venduto, ora lavori con Bucci». E Vandini porta a processo un grillino

RAVENNA. Lavorare come consulente per uno dei ristoranti dell’allora esponente del Pdl in consiglio comunale, pur essendo a sua volta capogruppo del Movimento 5 stelle, gli era costato un post tagliente su uno dei profili facebook tra i più seguiti dagli attivisti grillini. E proprio fra quei commenti ospitati nella bacheca di “Nik ilNero” (pseudonimo di Nicola Virzì), Pietro Vandini, ex candidato sindaco pentastellato, aveva notato una frase di un utente, ritenuta la prima di una serie di affermazioni diffamatorie. In buona sostanza gli si dava del “venduto” per il semplice fatto di essere stato assunto al Diabolik, la pizzeria di Maurizio Bucci. Così, una volta fotografato il post, Vandini aveva querelato. E ieri, per quei fatti avvenuti il 5 luglio del 2014, l’ex esponente M5s è stato sentito come teste e parte offesa nel processo che vede imputato F. F. come presunto autore dei commenti offensivi.

La pagina da oltre 7mila like

All’epoca il profilo di Nik il Nero era seguito da oltre 7mila persone. Nulla in confronto agli attuali 12.500 like che vanta oggi Virzì, “promosso” da camionista con la passione dei video a “specialista” in Senato per i 5 Stelle; ma comunque una community sufficiente da fare totalizzare a quel post critico sull’attività professionale di Vandini oltre 30 commenti. Il primo a dare la sferzata diffamatoria, secondo l’ex consigliere rappresentato dall’avvocato Domenico Germano, era stato proprio F. F. (tutelato dagli avvocati Federica Montanari e Michel Amorena), il quale aveva fatto riferimenti legati al presunto versamento di 10mila euro da parte dell’allora consigliere regionale Giovanni Favia per una “causa persa”, «decontestualizzando completamente il fatto», ha commentato ieri in aula Vandini davanti al vice procuratore onorario Simona Bandini e a giudice Beatrice Bernabei. «In quegli anni il Movimento 5 stelle regionale destinava parte dello stipendio per fare un fondo detto “scudo legale” - ha spiegato Vandini - utilizzato per eventuali cause legali che coinvolgevano chi esercitava ruoli all’interno dell’attività politica. Quei soldi arrivavano proprio da quel fondo, e sono stati utilizzati per una querela che l’allora pm Chiapponi fece a me e a Favia».

Il post diffamatorio

Scorrendo i commenti era poi arrivato il post sulla consulenza di Vandini al Diabolik di Bucci, fresco di apertura, in qualità di esperto sulla sicurezza nel settore della ristorazione. «Si insinuava - prosegue Vandini - che mi fossi venduto a un’altra forza politica e che la mia attività nel M5s fosse influenzata dall’attività lavorativa che in quel momento stavo svolgendo in qualità di libero professionista». Ma per l’ex consigliere (che già da tre anni occupava i banchi dell’opposizione accanto al partito di Bucci), lavoro e attività politica viaggiavano su binari differenti, pur condividendo punti di convergenza «come spesso capita tra chi si trova all’opposizione». E prosegue: «Quando mi assunse, Bucci lo fece aggiungendo come battuta, “se c’è qualcuno al quale affidare il controllo del locale, uno del Movimento 5 stelle non può che essere la persona più indicata”». Una volta presentata la querela, le indagini svolte dalla Polizia Postale erano risalite all’identità del presunto autore del commento diffamatorio, rintracciandone la residenza a Bagnacavallo. Sarà proprio l’imputato a essere sentito nella prossima udienza, fissata a inizio ottobre.

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