A quasi 80 anni tornano tra i banchi per ricordare il diploma del 1959

Rimini

RAVENNA. È iniziato con l’appello, tutti seduti di fronte alla cattedra, come accadeva quasi 60 anni fa a Ragioneria, nell’aula della VB dell’istituto Ginanni. Qui si sono ritrovati ieri mattina gli ex compagni di classe, diplomati nel 1959, con in mano molto più che un album fotografico dei ricordi da neo diciottenni. Hanno presentato “Boom!”, il libro in cui hanno raccolto racconti, poesie e aneddoti scritti collettivamente, per fissare - ora che di anni ne hanno 78 - le memorie dei tempi andati. Il merito della rimpatriata va a una di loro, Loredana Matteucci, scrittrice, che dalla Sardegna (dove vive tuttora), due anni fa ha deciso di presentare il suo ultimo romanzo nell’istituto frequentato in giovinezza. Ritrovando molti volti amici ha deciso di coinvolgerli in un progetto che ieri ha riempito l’aula magna di emozioni. Ha gli occhi lucidi Lory - così la chiamano alcuni ex compagni, tutti presenti, o quasi - quando ringrazia il fratello che l’ha accompagnata: «Questo libro è il nostro gioiello - dice - perché scrivendolo abbiamo ritrovato lo spirito e il corpo che avevamo allora, con la differenza che ai tempi non è che ci parlassimo più di tanto».

Il tecnico

Era un’altra era, quando addirittura capitava che passassero cinque anni senza nemmeno rivolgere la parola (o quasi) a un compagno. Era il caso della scrittrice ed Enrico Pedna, che microfono in mano racconta lo stupore quando, alzando la cornetta del telefono ha sentito la voce di Lory: «Ho pensato, ma come, quella donna si ricorda di me?». Un motivo c’era se tra i due le conversazioni si contavano sulla punta delle dita. «A Russi, da dove venivo io, le ragazze non andavano al bar, così l’occasione per frequentarle si presentava solo quando una sorella portava a casa le amiche, e io di sorelle non ne avevo. Avevo proprio un blocco nei rapporti con l’altro sesso».

I chilometri in bicicletta

C’è poi chi ricorda con tenerezza quell’aspetto un po’ «rustico», dettato dalla “tenuta” per andare in bicicletta a scuola ogni giorno da fuori città. Franco Andrini lo descrive così: «Arrivavo dalla campagna in bicicletta, con la cartella agganciata al cannone, uno straccio per pulirmi le scarpe, il berretto per ripararmi le orecchie dal freddo, i pantaloni alla zuava che non intralciavano e i guanti di lana o di pelle di coniglio. Avevo un aspetto ben diverso - ammette - dai ragazzi di città, sempre tirati a lucido».

La storia d’amore

È Loredana stessa, in uno dei racconti scritti di suo pugno a ricordare il primo giorno di scuola, quando «eravamo pulcinetti spauriti», o la storia d’amore nata quando salvò un compagno da un’interrogazione che l’aveva colto impreparato.

Poi c’è l’amicizia indissolubile con Valeria Simeoni, compagna di banco della prima fila: «Siamo sempre state davanti, forse perché eravamo le più bassine... Avevamo entrambe lo stesso nomignolo, “Icchio”, con cui ci chiamavamo a vicenda».

Lo stesso affetto, ora, si trasforma in gratitudine da parte degli ex compagni, più uniti che mai. «Facendo questo lavoro - ammette Cesare Piani, all’epoca soprannominato “principe dei porcilai” e poi diventato istruttore di equitazione - ci siamo riscoperti un po’ scrittori, poeti e sognatori».

Ricordi toccanti. Così come la dedica in apertura del libro, che non scorda quei compagni di viaggio a Ragioneria fino al 1959, poi persi di vista, «che ci hanno preceduto nella dimensione dove il diploma non serve per essere assunti».

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