La fontana “mangiata” dal calcare. «Basta acqua, fatene un monumento»
Foto impossibili da scattare
Talmente intaccata dallo strato calcareo generato dal getto d’acqua (anche se attualmente la fontana è spenta), che nemmeno il fotografo impegnato nella realizzazione del catalogo per l’anniversario dei 20 anni della scultura è riuscito a scattare foto soddisfacenti per una pubblicazione. Volume, tra l’altro, che avrebbe già avuto il placet del critico d’arte Philippe D’Averio. Per questo, nel corso della visita ravennate la moglie dell’artista si è data da fare: «A luglio – spiega Bravura – avremo un incontro per programmare l’evento che ci auspichiamo si possa organizzare in collaborazione con il Comune e con il Ravenna Festival a giugno 2019».
20 anni fa l’inaugurazione
E proprio il legame con la kermèsse presieduta da Cristina Mazzavillani Muti sta nella genesi stessa dell’opera: «Era il 1999 – racconta Bravura –; dopo i bombardamenti a Sarajevo, Riccardo Muti è andato a Beirut, città martoriata da anni di guerra. Contattarono Marco, che all’epoca aveva già realizzato opere pubbliche e commissionarono due monumenti gemelli che seguissero “Le vie dell’Amicizia”. Nacque così l’idea di realizzare due ali che rimandassero all’araba fenice, alla rinascita dalle macerie. L’Ardea Purpurea salpò da Ravenna a bordo del traghetto portacontainer “Bisanzio” nel suo 176esimo viaggio fra il porto bizantino e Beirut. Da allora il premio consegnato a ogni edizione del Ravenna Festival riproduce in miniatura quella forma.
«Basta acqua, che sia un monumento»
La prima scelta sulla collocazione a Ravenna puntava a piazza Caduti. Ma per problemi legati alla presenza di reperti archeologici sepolti, si decise di ripiegare su piazza della Resistenza. Un punto, che ora, con l’arrivo degli autobus turistici, è diventato il primo sguardo sulla città. «Ci sono guide turistiche che lo mostrano come un monumento cittadino – prosegue Daniela Bravura – e che ci hanno confessato di provare un certo imbarazzo nel mostrarlo ai turisti in queste condizioni. Anche io, se devo portare qualcuno a vederla, lo faccio di notte. È frustrante vederla ridotta così».
La soluzione, tra proposta e provocazione, ci sarebbe eccome per la consorte dell’artista: «Basta acqua, trasformiamola in un monumento e non più in una fontana, se la manutenzione anti-calcare è così difficoltosa». Nel frattempo le due ali attendono una ripulita dall’ormai datata incrostazione. Fino a giugno 2019 c’è tempo per scoprire se sotto la patina grigia l’oro è ancora quello di una volta.