Pd: molti dubbi sul dialogo con il M5s. «Sì al “referendum” fra gli iscritti»

Ravenna

RAVENNA. «In politica il confronto non si rifiuta mai a priori. Premesso che la mia opinione sul Movimento 5 stelle non è esaltante, non si può rifiutare il confronto; bisogna prima vedere le carte e raffrontarsi nel merito. Ma deve essere un confronto fra pari che si riconoscono e si rispettano».

Non nasconde le proprie perplessità, l’onorevole Alberto Pagani, interpellato dal Corriere Romagna al termine della nuova giornata di consultazioni in cui il presidente della Camera Roberto Fico, incaricato dal capo dello Stato, ha incontrato la delegazione del Pd.

Pagani riconosce che, nel merito, ci sono «profonde distanze» fra Pd e M5s, e si dice «poco fiducioso circa la capacità del Movimento di rinunciare al proprio integralismo». Ma qualora la verifica in essere lasciasse aperto qualche spiraglio di accordo, «si dovrà passare da una consultazione dei nostri iscritti», spiega il parlamentare ravennate.

Nel frattempo, il reggente del Pd Maurizio Martina ha comunicato la convocazione della direzione nazionale del Pd per il 3 maggio, «per decidere se e come accedere a questo confronto da comunità collettiva. Insieme discutiamo e poi insieme lavoriamo».

Nella direzione nazionale del Partito democratico siede Manuela Rontini, consigliera regionale. Che in merito al dialogo con i pentastellati ha le idee ben chiare: «Personalmente ritengo che dovremmo avere più rispetto nei confronti degli italiani che hanno votato Partito democratico, e lo hanno fatto su una proposta programmatica alternativa a quella di Di Maio, Salvini e Berlusconi – afferma –. La minima grammatica istituzionale, disprezzata in questi anni dai dirigenti del M5s, ci impone di incontrare e discutere con Roberto Fico, incaricato dal presidente Mattarella. Ma non possiamo fare da stampella a chi, a quasi due mesi dalle elezioni, si è dimostrato totalmente incapace di mettere a frutto il consenso raccolto e dare vita a un governo, nell’interesse degli italiani; e oggi viene a proporci un contratto che cambia a seconda dell'interlocutore».

«La politica che prescinde dai programmi e dai contenuti diventa una sterile manovra post-elettorale – è il giudizio categorico della Rontini – a cui non sono interessata e a cui non dovrebbe interessarsi il Pd. In ogni caso – conclude – abbiamo lo strumento del referendum, che dovremmo utilizzare per ascoltare i nostri iscritti». EL DEM.

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