Bullismo, le scuole corrono ai ripari: progetti di prevenzione e psicologi

Ravenna

RAVENNA. Le immagini del professore di Lucca, succube di un gruppo di studenti in aula, hanno fatto il giro del Paese aprendo un dibattito, in cui è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, sulle condizioni in cui si trovano gli insegnanti.

È emerso che a doversi confrontare con fenomeni di prevaricazione non sono solo gli studenti. Possono essere presi di mira i compagni di scuola, ma anche i docenti. Il bullismo è quindi un fenomeno da affrontare nella sua pienezza e può riguardare tutti.

La prevenzione

Alla scuola media Guido Novello e alle elementari Pascoli e Mordani è in corso un’esperienza interessante. Si chiama “Generazioni Connesse” ed è un progetto che intende dare alcune linee di buone pratiche e prevenzione contro il fenomeno del bullismo.

La referente del progetto è Laura Caruso: «Il percorso sta avendo un buon impatto – spiega – e l’obiettivo è portare tutti i partecipanti alla stesura di un documento finale, chiamato E-Policy, che contenga indicazioni per affrontare eventuali comportamenti scorretti. Alla realizzazione del testo stanno contribuendo gli insegnanti e non manca l’apporto degli studenti. In questi mesi i nostri ragazzi si sono anche misurati con esperti che hanno spiegato alcune delle dinamiche presenti sul Web. Il documento di E-Policy diventerà poi un’estensione del regolamento di istituto».

Lo sportello con lo psicologo

Accanto a questo progetto è stato avviato, da alcuni anni, anche uno Sportello di ascolto psicologico che coinvolge la scuola media Novello e anche le elementari, per le classi quarte e quinte, Pascoli e Mordani. «Se ci sono difficoltà relazionali – spiega Laura Caruso –, la possibilità di parlare con uno psicologo può rivelarsi molto utile. Questo servizio è offerto utilizzando fondi di istituto e quest’anno abbiamo ricevuto un aiuto fondamentale dal Rotary. Lo sportello funziona molto bene e si avvale della professionalità di Annalisa Allodoli».

Pochi i casi eclatanti

Laura Caruso evidenzia di non essersi mai trovata di fronte a casi eclatanti: «In passato abbiamo affrontato qualche caso di difficoltà relazionale, ma che non ha mai oltrepassato una convivenza corretta. Piuttosto stiamo registrando un aumento dei casi di ansia da prestazione scolastica, anche tra giovanissimi. Questa tensione verso il voto produce una tensione che non è positiva».

Le scuole superiori

La vicenda di Lucca ha coinvolto una classe di una scuola superiore e molti insegnanti si sono sentiti coinvolti. «Onestamente – racconta un professore di un istituto tecnico del territorio – la prima volta che ho visto il filmato incriminato pensavo si trattasse di una montatura. Nel video appare tutto talmente paradossale da sembrare falso. Invece poi ho scoperto che non era così. Si tratta di un episodio reale e molto grave. La scuola sta vivendo un periodo particolare; è in atto un cambio generazionale. Le famiglie e gli studenti di oggi attribuiscono alla scuola meno valore di quanto meriti. La figura dell’insegnante è costantemente messa in discussione; a ciò si aggiunge una continua precarizzazione del corpo docente. Sono elementi che sommati tra loro contribuiscono a screditare il nostro ruolo. Anni fa registravo una maggiore collaborazione tra famiglia e scuola. Oggi assistiamo a uno scollamento, con una forte interferenza dei familiari anche nelle metodologie didattiche adottate».

«Servono regole e tutele»

Un altro professore, sempre di una scuola superiore ravennate invoca regole precise e strumenti di tutela: «Il rapporto tra studenti e insegnante deve essere subito chiaro – dice –; deve esserci rispetto ed educazione. Solo così le dinamiche possono funzionare correttamente e credo anche che, nel caso non siano rispettate, servano delle contromisure. In casi di difficoltà, i provvedimenti della scuola possono essere utili soprattutto in contesto come quello di oggi in cui i social amplificano tutto».

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