Una folla al campo sportivo per l’ultimo saluto a “Robybot”

Rimini

FAENZA

Si sono mossi in tanti ieri pomeriggio per l’ultimo saluto a Roberto Bucci, “Robybot” come lo chiamavano e come lui stesso, simpaticamente, a volte si firmava. Il ragazzo, 28 anni – morto sabato scorso sotto la valanga a Pila in Valle d’Aosta – era molto conosciuto negli ambienti dello sport, dei rioni e della musica: un giovane poliedrico, impegnato, pieno di amicizie e conoscenze.

Il parroco don Antonio Samorì ha celebrato i funerali all’aperto, nel campo sportivo di Basiago, perché intuiva che la piccola chiesa non avrebbe potuto contenere la marea di folla intervenuta. Molti giovani, ma non solo, si sono stretti intorno alla famiglia, residente a San Giovannino, la vicina parrocchia ora unificata appunto a Basiago.

Tantissimi amici alle esequie

Il feretro è arrivato puntuale alle 15 sotto un cielo grigio e triste come gli sguardi di chi attendeva. Tra questi anche le delegazioni in costume dei rioni faentini (Roberto suonava la chiarina per Borgo Durbecco), squadre del soccorso alpino e del Cai, della scuola di musica, la banda di Palazzuolo al completo, il gruppo Musicanti di san Crispino, amici della palestra Fit & Joy.

La bara, in legno chiaro, è stata adagiata davanti al gazebo con l’altare, su un tappeto rosso posto a terra, sull’erba fresca. Sopra la cassa e intorno una teoria di fiori di pesco, giunchiglie, primule, a rimarcare la primavera, stagione in corso e metafora di vita spezzata nel fiore degli anni.

Le parole del parroco

A lenire il dolore le poche parole di don Antonio, che hanno poi lasciato spazio a testimonianze, musiche, manifestazioni di cordoglio e affetto. «Roberto era la vitalità in persona – ha detto nell’omelia l’anziano parroco –: lo vedo correre libero verso la pienezza del regno, voi direte che è la fantasia di un vecchio prete, invece è la speranza che fa parte della fede. Lui corre e anche noi siamo in attesa di rivederlo, di ritrovarlo. Cosa dobbiamo fare nell’attesa? Condividere, sentirlo vicino, perché abbiamo la certezza che lo raggiungeremo e lo rivedremo». Ad accompagnare la comunione un brano classico delle brass band “Brooklyn” e al termine la canzone preferita da Robybot “Vivere la vita” di Alessandro Mannarino.

Grazie ai soccorritori

Tra le testimonianze anche quella commovente della madre: «Io e Giuseppe siamo stati fortunati ad averlo, gli altri tre potremo goderceli ancora, grazie a Dio». Ha quindi voluto ringraziare il gruppo dei soccorritori del Cai, presenti alle esequie, «coloro che hanno scavato per cercarlo: si sono mossi da esperti. Un abbraccio e un grazie: la montagna dà molto e continua a dare, qualche volta purtroppo… ciao».

Il feretro è stato poi accompagnato a spalla davanti a un corteo di quasi un chilometro, dietro la banda, fino al locale cimitero.

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