Sit-in davanti al museo didattico ma l’elmo se ne va a Classe

Rimini

RAVENNA. C’è chi ha chiamato i carabinieri vedendo il cancello del Museo didattico di San Pietro in Campiano chiuso, contrariamente a quanto accade di solito. E i militari, arrivando, si sono trovati di fronte una ventina di persone con cartelli e manifesti scritti per difendere l’elmo Negau “del popolo”. Una battaglia persa per la comunità locale, schierata contro il trasferimento al futuro museo di Classe del copricapo del VI secolo a.C., il reperto più prezioso custodito nell’ex scuola dal 2000, il più sentito dagli abitanti del forese che lo scoprirono ben 46 anni fa. A dimostrarlo sono stati i manifestanti: tra loro insegnanti (una cinquantina quelli che hanno sottoscritto la lettera inviata a sindaco e assessori a Cultura, Decentramento e Istruzione), genitori e qualche bambino, appoggiati in queste settimane da Proloco ed esponenti di vari schieramenti politici. Ieri, accanto manifestanti impegnati in una petizione per riavere il reperto, c’era anche la consigliera comunale Veronica Verlicchi, capogruppo della lista civica La Pigna e protagonista di recenti botta e risposta con l’assessore alla Cultura Elsa Signorino. “Un sopruso - attacca -, perchè non prendere uno degli altri quattro esemplari uguali che sono al Museo Nazionale?”.

Una decisione a sorpresa

Un paese in rivolta contro una decisione mai concertata con gli abitanti. Un passaggio che forse avrebbe risparmiato a RavennAntica (che ha preso in gestione i laboratori didattici “inventati” oltre 40 anni fa proprio da docenti e archeologi che lavoravano nella struttura) una raffica di pesanti critiche. A dare l’ok al trasferimento è stato l’accordo suggellato tra Ministero, Comune e Fondazione fin dal 2012, che ha inserito l’elmo di San Pietro in Campiano tra i reperti custoditi in varie strutture museali e depositi della provincia per allestire il futuro museo di Classe.

Il trasferimento

È mezzogiorno quando arriva il corriere abilitato al trasporto. Con lui anche Fabrizio Corbara, coordinatore per RavennAntica dei progetti e dell’allestimento del museo di Classe. Rimossa la teca di vetro è Vanda Budini, anima storica del museo didattico e ispettore onorario della Soprintendenza, a prendere in mano l’elmo per controllarne le condizioni conservative, prima di affidarlo al corriere. Tra rabbia e delusione dei manifestanti (lasciati fuori dal cancello del museo), il reperto ha sfilato lungo il vialetto d’ingresso. Destinazione Classe. Un luogo fuori contesto, secondo i più critici, dato che quando l’elmo etrusco comparve lungo via Petrosa (per rimanervi sotterrato per circa 1500 anni) Classe era sott’acqua.

A chi lamenta lo “scippo” hanno già risposto assessore Signorino (ex presidente della Fondazione che gestirà il museo di Classe) e il nuovo presidente Sassatelli, parlando di «valorizzazione». Stessa argomentazione si presume valga per l’elenco di beni che il Ministero ha concesso al nuovo museo che, dopo anni di rinvii, aprirà in autunno. Su alcuni reperti già concessi a RavennAntica si sono già sollevati alcuni mal di pancia, come nel caso dei mosaici romani custoditi nei depositi della Soprintendenza a Palazzo Mazzolani a Faenza, che sette anni fa furono affidati per il restauro alla Fondazione ravennate ottenendo il permesso di collocarli temporaneamente a Tamo. Sui futuri trasferimenti, ci sono solo indiscrezioni non confermate. Riservatezza che alimenta aspettative e timori, facce della stessa medaglia per il nascituro museo nell’ex zuccherificio di Classe.

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