Testamento biologico: sono 51 i ravennati che lo hanno già fatto

RAVENNA. «Pochi strumenti danno il senso di una città che cambia come può farlo un osservatorio come quello dell'Anagrafe». L'assessore che ha questa delega, a Ravenna, è Gianandrea Baroncini. E' lui a snocciolare i numeri che danno il senso di eventi che hanno cambiato la vita di alcuni cittadini. E' il caso della legge Cirinnà sulle unioni civili, che ha sancito la possibilità anche per le coppie omossessuali (oltre che una separata regolamentazione per le convivenze eterosessuali) di vedere riconosciuto il proprio stato e di veder loro attribuiti diritti e doveri. La fotografia di questa realtà risulta anche dai tabulati anagrafici: «Dall'approvazione della legge, sono state effettuate 28 unioni civili, 23 effettuate nel corso del 2017 e 5 in questi primi mesi del 2018».

Ed un altro, grande cambiamento con riflessi sociologici si è registrato a partire da quest'anno: «La legge 219/17 sul testamento biologico – è sempre Baroncini a parlare - è divenuta concretamente tale nel 22 dicembre scorso. Nei fatti è in vigore da quest'anno, ma il Comune di Ravenna aveva attivato sin dal 2011, su richiesta del consiglio comunale, un proprio registro "extra-legem", in cui 43 cittadini avevano depositato le proprie Dichiarazioni anticipate di Trattamento. Ora quelle stesse, conservate in cassaforte all'Anagrafe, dovranno essere “convertite” dai depositari secondo le nuove disposizioni». Nel frattempo già qualche cittadino si è mosso per vedere riconosciuto il proprio diritto a terminare la propria vita secondo le personali volontà: «Per ora sono 8 i ravennati che hanno già affidato – spiega l'assessore all'Anagrafe -, nei canoni stabiliti dalla 219/17, i loro voleri riguardo i trattamenti medici che vogliono o non vogliono ricevere in caso di loro impossibilità di esprimere autonomamente la propria sensibilità». Ma l'anagrafe non cambia solamente in ragione delle variazioni della società, è anche lei stessa a necessitare di innovazioni. Il Comune di Ravenna infatti è uno dei capofila per il progetto di Anagrafe nazionale della popolazione residente. Ciò significa avere il proprio database e la trascrizione dei dati pronta a far parte della grande banca dati statale prevista dalla legge Madia: «Dei circa 8mila comuni italiani, noi siamo uno dei 45 già subentrati nell'Anpr. Altri 951 stanno per farlo prima di quando il processo sarà a regime per tutti, cioè nel 2022. E' importante – rileva Baroncini – che esista una sola e condivisa fonte per i dati dei residenti. Inoltre ogni certificato sarà disponibile da un portale unico. Noi abbiamo completato il nostro percorso due mesi fa e questo ci consentirà di ottenere un contributo dallo Stato di 7mila euro. Dal 2015 ad oggi, del resto, abbiamo investito sull'anagrafe 105mila euro, pari a 1813 ore erogate da Data Management». I risparmi però saranno ingenti, soprattutto di tempo per il cittadino: "Non sarà più necessario, ad ogni variazione anagrafica, informare i vari enti coinvolti. Sarà tutto automatico, grazie alla condivisione dei dati».

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