Odio social contro agenti morti: indagate otto persone

RAVENNA. Parole come proiettili, dritte al cuore senza pietà, scritte nascondendosi dietro un monitor e una tastiera in un momento di lutto per due famiglie e per la Polizia di Stato. Per quelle frasi offensive affidate a Facebook dopo l’incidente stradale dello scorso 16 settembre a Lido Adriano, costato la vita al sostituto commissario Nicoletta Missiroli e all’agente Pietro Pezzi mentre erano in servizio, le indagini della Squadra mobile hanno individuato otto persone, riconosciute responsabili di quelle espressioni oltraggiose. Per tutte è stato notificato il 415 bis, ovvero l’avviso di fine delle indagini preliminari, nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Daniele Barberini per il reato di vilipendio.

I commenti choc su Facebook

A poche ore dallo schianto, quando sui siti d’informazione online avevano iniziato a girare le prime immagini della Volante distrutta contro un platano, sul social network erano iniziati a comparire i primi commenti. Espressioni del calibro di «Ne dovevano morire di più di sti infami», scritta per esempio da un 28enne milanese, o «Due a zero, palla al centro», oppure da un computer di Ravenna uno degli indagati aveva citato una delle hit di Rovazzi «sai la vastità del c... che me ne frega», o «grazie di esistere albero, benissimo, due in meno». E in quest’ultimo caso, a chi si era permesso di condannare tanta violenza verbale, chiedendo se mai si fosse bevuto il cervello, l’autore replicava, «no, odio gli sbirri». Le crudeltà a portata di clic proseguivano, come per esempio il commento «Godo quando muoiono gli sbirri», pubblicato da un utente per il quale l’avvocato ha poi consegnato un certificato legato a problemi di instabilità emotiva.

Le indagini

In poche ore, su quei commenti era piombata l’indignazione del web. E di lì a poco i post erano stati segnalati alla procura. Fra gli stessi autori delle frasi incriminate c’era pure chi si era reso conto della gravità del gesto, tanto da spingersi a cancellare non solo il post, ma addirittura il profilo Facebook. Tra questi un ragazzo si era presentato in questura accompagnato dalla mamma per scusarsi. Nel frattempo, le indagini della polizia si sono diramate su tutto lo Stivale, seguendo le tracce degli account. Tra indirizzi ip e comparazioni fotografiche, le Squadre mobili di Ravenna, Milano, Bari, Brescia e Pordenone sono riuscite a rintracciare otto persone, tutte fra i 20 e i 30 anni, oltre a un 55enne bresciano. Tutti hanno ammesso le proprie responsabilità, eccetto uno, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Tre ravennati tra gli indagati

Da Ravenna città, sono state individuate due persone, mentre una terza risiede a Conselice. Tra questi, un 25enne a cui era stata sospesa la patente per guida in stato di ebbrezza, che aveva sentenziato riferendosi ai due agenti deceduti, «Spero siano quei bastardi che l’anno scorso mi hanno ritirato la patente», aggiungendo l’acronimo offensivo “A.C.A.B.”. Il giovane ha scritto recentemente una lettera di scuse nei confronti di tutto il corpo di polizia e dei familiari delle vittime.

La tragedia

Il sostituto commissario Nicoletta Missiroli aveva 53 anni, mentre l’agente Pietro Pezzi ne avrebbe compiuti 30 il 27 settembre. A causare l’incidente mortale fu una banale uscita di strada tra via Dei campeggi e viale Manzoni a Lido Adriano a un’ora dalla fine del turno, mentre alle 23.40 di sabato sera andavano da Punta Marina a Lido di Dante per calmare una rissa in un campeggio scoppiata tra turisti irlandesi ubriachi. All’altezza di una curva, a velocità non elevata, la Seat Leon d’ordinanza è schizzata sull’asfalto bagnato, che in quel punto aveva un lieve avvallamento. L’albero non ha lasciato scampo ai due occupanti.

Sul posto, oltre ai soccorritori del 118, erano accorsi i colleghi in servizio e non, choccati nel vedere il medico constatare il decesso. Per questo i commenti spietati delle ore successive avevano offeso non solo la polizia, ma anche le famiglie dei colleghi scomparsi, e tutti coloro che in quelle ore si erano stretti attorno al loro dolore.

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