Omicidio della moglie. «Le impronte sul sangue sono quelle di Matteo Cagnoni»

Rimini

RAVENNA. Per il consulente tecnico di parte civile non ci sono dubbi. Le impronte sul sangue di Giulia Ballestri sono quelle del marito Matteo Cagnoni, a conferma di quanto già evidenziato dalla Scientifica.

Questione di “minuzie”

Una convinzione la sua («siamo esenti dal margine di errore», ha affermato l’esperto di criminologia forense Salvatore Musio rispondendo alle domande di Giovanni Scudellari, avvocato che assiste i familiari della vittima) legata alle minuzie evidenziate dall’analisi dattiloscopica di quella che per la Procura rappresenta la “firma dell’assassino”, le impronte declinate dal linguaggio degli inquirenti come “palmare muro” e “palmare frigo” a cui si è aggiunta l’analisi di una terza traccia, quella di un pollice riferibile a una mano destra rilevata sempre sullo spigolo del muro della mattanza.

Tracce definite dall’esperto «di una qualità rarissima da trovare» in un omicidio. Per il consulente infatti si tratta di impronte «estremamente leggibili» che hanno permesso la comparazione con quelle prese al dermatologo nel carcere di Sollicciano e che hanno portato ad una corrispondenza superiore al tetto dei 16 punti richiesto in ambito processuale.

I tratti richiesti

Per la giurisprudenza infatti quel limite rappresenta lo spartiacque statistico per poter stabilire con certezza l’identità di una persona poiché corrisponde ad un range equivalente a oltre 4 miliardi di persone. D’altronde, come illustrato dal consulente, mentre l’accertamento genetico del dna può avere un limite come nel caso dei gemelli omozigoti, dal punto di vista dattiloscopico «non è mai stata trovata una traccia uguale all’altra». Di conseguenza, seguendo questo ragionamento, la corrispondenza dei disegni papillari non lascia margini di dubbio.

Le corrispondenze rilevate

Tutto ruota quindi attorno ai punti delle creste cutanee che rendono un’impronta unica. E nel caso della “palmare muro” Musio ha individuato 26 minuzie corrispondenti a fronte delle 20 isolate dalla Scientifica con 18 punti in comune, mentre per la “palmare frigo” il consulente si è fermato a 20 a fronte delle 28 evidenziate dalla polizia, con 16 tratti comuni.

Modello garantista

Musio si è però spinto oltre, analizzando anche una terza impronte ribattezzata “pollice muro” posta a 130 centimetri dal pavimento (l’impronta della mano è a 90 centimetri, ndr) che dal confronto ha evidenziato 13 corrispondenze. Troppo poche per poterla attribuire dal punto di vista processuale all’imputato anche se, ha fatto rilevare il consulente, in altri Paesi come la Svizzera «che non può certo essere definita uno Stato non democratico» il numero di tratti caratteristici richiesti si ferma a 8. «In una porzione così limitata come quella presa in considerazione – ha chiosato – 13 punti dal punto di vista dattiloscopico rappresentano comunque un dato probabilistico importante».

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