Buche e incidenti. I giorni infernali dei ciclisti ravennati
L’incidente in lungo il Montone
In strada il rischio di cadere o essere investiti è alto. Come accaduto nei giorni scorsi lungo il Montone, in via San Marco, dove un gruppo di amatori si è allargato per evitare una buca. In quel momento, da dietro, un’auto in fase di sorpasso ha colpito con lo specchietto uno dei ciclisti. Risultato, specchietto saltato per il veicolo, telaio rotto per lo sportivo, con tanto di lesione alla caviglia.
L’esperienza del decano
Sono insidie che Franco Giusti conosce a menadito. Lui, decano del ciclismo e presidente del Pedale ravennate, ha ormai sorpassato gli 80, è ancora attivo sulle due ruote e di chilometri nella sua vita ne ha macinati un bel po’. E la sintesi la fa parafrasando il romagnolo: «È un macello».
La casistica è lunga, e ci si potrebbe scrivere un manuale: «Le buche piene d’acqua - inizia Giusti -, ne è pieno lungo le strade per andare verso Forlì. Non si vedono e ci finisci dentro. Degli amici sono caduti a confini della provincia». Fare lo slalom non sempre è consigliabile, perché «quelli delle macchine non hanno molta pazienza, non capiscono che non è che stiamo in mezzo alla strada per caso, sorpassano e rischiano di travolgerti». Viene poi il catrame dei rattoppi di questi giorni, subito saltato al passaggio dei veicoli e accumulato a mucchietti sul ciglio della strada spesso pure crepato: «Abbiamo bici da 6 chili - continua Giusti -, noi ne pesiamo almeno 70, è un attimo finire per terra con la bici rotta». Infine ci sono le crepe verticali, «come in via Viazza (tra San Bartolo e Gambellara, ndr), la peggiore», capaci di “mangiarsi” la ruota e fare l’effetto catapulta con chi sta in sella.
Così in questo periodo i percorsi sono cambiati. «Evitiamo le strade principali, quelle più trafficate, ci muoviamo per le vie secondarie, verso San Pietro in Vincoli e San Zaccaria.
Meglio la pineta
Se tra le officine e i centri specializzati non ci sono molte richieste di riparazioni, è perché molti se ne stanno a casa. O piuttosto scelgono altre location per le escursioni.
«Abbiamo tutti la la mountain bike - continua Giusti -, in questi giorni molti vanno in pineta piuttosto. È una soluzione alternativa - ammette -, ma fino a un certo punto. In fondo, per tutti, la strada è un chiodo fisso».