Estorsione, stalking e rapina in famiglia: tre parenti rinviati a giudizio

Faenza

FAENZA. Tutti rinviati a giudizio per tentata estorsione, stalking e la rapina compiuta ai danni del parente faentino, che si era rivolto ai parenti siciliani per risolvere un recupero crediti che vantava per questioni di lavoro nella lontana isola. Compariranno davanti al collegio gli imputati del processo che vede come parte lesa un anziano imprenditore faentino titolare di una ditta di videogiochi, tutelato dall’avvocato bolognese Gabriele Bordoni, che ieri davanti al gup Antonella Guidomei si è costituito parte civile.

Dall’aiuto alla denuncia

Gli episodi risalgono tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, ed erano poi finiti nelle mani del sostituto procuratore Daniele Barberini dopo una serie di denunce sporte a più riprese dall’imprenditore ai carabinieri.

L’anziano aveva contatto alcuni parenti siciliani chiedendo aiuto per recuperare somme di denaro mai avute come pagamento di un lavoro già svolto. Anziché affrontare il viaggio aveva deciso di rivolgersi alla famiglia. Tutto era proceduto come da accordi, finché proprio da quegli stessi parenti sono iniziate le richieste di denaro. Pretese insistenti, inizialmente assecondate, ma poi seguite da continue pressioni per avere altri soldi.

Tra le accuse anche la rapina

Un pressing asfissiante, tra continue richieste di denaro (da alcune centinaia ad alcune migliaia di euro, solo in parte elargiti dalla vittima) e apparizioni sotto casa, telefonate e messaggi per sollecitare i pagamenti. Proprio questo comportamento aveva portato a diverse integrazioni, dopo la prima denuncia del settembre 2012.

Finché in un’occasione non c’era stato anche un episodio violento. I parenti gli avevano teso un agguato, arrivando a sfilargli dal braccio un Rolex.

Il rinvio a giudizio porterà davanti al collegio nell’udienza fissata a ottobre tutti e tre gli imputati, due cugini, 34 anni lei, 38 lui (assistiti dagli avvocati ravennati Nicola Babini ed Enrico Ferri) e a un altro parente di 28, difeso dall’avvocato Cinzia Pecoraro del foro di Agrigento. FED.S.

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