«Si spogliò dei beni per non risarcire». Nuovo processo per l'ex docente

Faenza

FAENZA. Si è aperto con una mossa a sorpresa, l’offerta reale avanzata dal difensore, l’avvocato Maria Giuditta Mazzoli, il nuovo processo a carico di Ezio Foschini, il docente faentino condannato a tre anni di reclusione in via definitiva per le molestie sessuali ai danni di una studentessa 15enne dieci anni fa e che poi si è tolta la vita sette anni più tardi.

Coup de théâtre

Davanti al giudice Beatrice Bernabei in quella che era la prima udienza per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, il legale ha messo sul piatto per conto dell’ex insegnante 62enne un assegno dell’importo di 5mila euro a titolo di risarcimento.

Cifra ritenuta «inadeguata» dal sostituto procuratore Stefano Stargiotti e del tutto «incongrua» dagli avvocati Simone Balzani e Lorenzo Valgimigli (ieri sostituito dalla collega Alice Rondinini) che assistono i genitori della ragazza e che hanno fatto rimarcare l’eseguità della proposta ricevuta soprattutto se paragonata all’ammontare complessivo delle provvisionali disposte nei vari processi (per oltre 80mila euro) che l’imputato non ha mai versato.

Il rigetto

Pensiero condiviso anche dal giudice, che con un’ordinanza ha rigettato la proposta ritenendo che la somma offerta non costituisse «la riparazione del danno subito dalle parti civili», i familiari della giovane morta.

Rinvio per trattative

A quel punto la difesa ha chiesto e ottenuto un rinvio a maggio per poter definire la trattativa avviata di recente tra le parti per una cifra (79mila euro secondo quanto chiesto dai difensori dei familiari della giovane) a chiusura globale dei procedimenti.

Le contestazioni

Perché oltre alla vicenda principale, Foschini era già stato condannato in primo grado a un anno per essersi sottratto all’adempimento degli obblighi civili nascenti dalla sentenza di condanna.

Ma nonostante questo, ad avviso della procura che ha ottenuto il sequestro della casa di famiglia dell’ex docente, l’imputato ha continuato l’opera di spoliazione dei beni. Da qui l’apertura del procedimento che si è aperto ieri.

Al centro dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero presente ieri in aula e dal procuratore capo Alessandro Mancini, vi sono i testamenti con i quali il 62enne avrebbe cercato di uscire dall’asse ereditario per evitare che l’immobile potesse essere aggredito.

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