Il sindaco: «Un gesto di grande viltà». Raccolta fondi per una nuova corona

Rimini

CERVIA. Sconcerto e irritazione caratterizzano l’umore cittadino dopo il furto della corona della Madonna del fuoco, situata nella Cattedrale di piazza Garibaldi. A farsene portavoce è il sindaco Luca Coffari, il quale bolla l’episodio come un «gesto di grande viltà».

«Offende non solo i credenti – aggiunge – ma tutta la comunità, sia religiosa che laica. E’ un brutto gesto anche nei confronti della storia di Cervia e dell’antica tradizione che ancora oggi è viva nei salinari. Ogni anno, il 4 febbraio, si recano in pellegrinaggio a Forlì in onore della Madonna del Fuoco, omaggiandola col sale cervese. Siamo vicini al profondo dispiacere di don Pierre Laurent Cabantous e confidiamo che al più presto venga ritrovata la corona, facendo luce sul furto».

La statua della Madonna del fuoco, protettrice dei salinari, era stata costruita da questi ultimi nell’Ottocento. «Dopo l’annessione da parte di Napoleone della Stato Pontificio – racconta il presidente del Gruppo culturale civiltà salinara Oscar Turroni –, e l’arresto di papa Pio VII, i salinari non potevano più recarsi in processione a Forlì con il loro crocefisso per omaggiare la Madonna. Decisero allora di costruirsene una, da tenere in chiesa, per continuare così a ringraziare la loro protettrice».

La consuetudine di recarsi in pellegrinaggio nel capoluogo forlivese il 4 febbraio è poi ripresa, ma i salinari hanno mantenuto il loro punto di riferimento nella Cattedrale. Tanto che la devozione è rimasta immutata, nonostante siano passati molti anni.

La notizia, intanto, ha suscitato molta amarezza anche da parte della accademia Bonifaciana. I suoi membri intendono promuovere la riproduzione di una nuova corona, provando a farla benedire dal Santo Padre in Vaticano, per poi consegnarla con una solenne cerimonia al Vescovo della diocesi. «Attiveremo una raccolta di fondi – annuncia il delegato della accademia per la regione Marco Forlesi – perché ha un alto valore simbolico. In ogni caso è un gesto da condannare».

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