Darsena blindata per Forza Nuova. De Pascale: "Costretti a dar loro una sala"

Ravenna

RAVENNA. Slogan, striscioni srotolati e qualche parola di fuoco. Un’intera giornata di tensione alla fine si risolve, per fortuna, solo in poche scaramucce verbali all’arrivo di Roberto Fiore, esponente di Forza Nuova in tour elettorale a Ravenna, ultima tappa del suo giovedì romagnolo. Ad attenderlo circa 40 militanti antifascisti e una ventina di Forzanovisti, alcuni dei quali nell’attesa si rifocillano nell’unico locale aperto del quartiere a quell’ora: un pizzaiolo egiziano.

Ma la tensione per l’arrivo di Fiore aveva avvolto Ravenna sin da prima mattina, da quando alcune scritte anti fasciste erano state trovate di fronte alla sala di via Aquileia che il Comune ha dovuto concedere ai militanti di Fn.

L’intervento del sindaco

Nel pomeriggio il sindaco era stato diretto. De Pascale aveva preso la parola in avvio di seduta di Consiglio: «La lista “Italia agli italiani” nata dall’unione di Forza Nuova e Fiamma Tricolore, a mio modo di vedere, viola palesemente la Costituzione nella XII disposizione transitoria». Il sindaco si riferisce a quella norma che afferma come sia vietata la riorganizzazione, sotto ogni forma, del partito fascista.

Ma quella lista, che ha richiesto la sala comunale di via Aquileia e che ieri se l’è vista concedere per un’iniziativa pubblica «si presenta alle elezioni e il Comune di Ravenna – spiega ancora De Pascale – in assenza di provvedimenti da parte delle Autorità competenti, è ovviamente chiamato ad applicare le leggi che prevedono l’obbligo di mettere a disposizione le sale pubbliche al fine di presentare i candidati». In serata Fiore sul punto risponderà sprezzante: «Se non voleva darci la sala, si poteva dimettere».

Consiglio compatto

Il primo cittadino aveva ricordato in consiglio anche la “Ravenna di Zac e di Bulow” lanciando due messaggi. Il primo ai promotori del comizio di Fiore: «Dal 1944 le sedi pubbliche del Comune non vengono macchiate da parole contrarie alla Costituzione, vorremmo non accadesse nemmeno oggi (ieri per chi legge, ndr)». L’altro rivolto a tutti i militanti politici: «No alla violenza. Anche il principio più nobile, se macchiato dalla violenza, viene negato». Il plauso delle forze politiche presenti in consiglio comunale è unanime. Da Massimiliano Alberghini alla consigliera della Lega Rosanna Biondi (che ripete, ben due volte, la «Lega non ha nulla a che fare col fascismo») fino ai consiglieri di maggioranza Mariella Mantovani (Mdp), Chiara Francesconi (Pri), Michele Distaso (SpR) solo parole di condivisione. E se il capogruppo Pd, Fabio Sbaraglia, ricorda come «tutte le forze presenti a Palazzo Merlato sono differenti da quelle fasciste» e Massimo Manzoli (RiC) esprime «apprezzamento per le parole del sindaco e un invito a rivedere i presupposti per i quali concediamo le sale comunali», il consigliere Alberto Ancarani spezza l’idillio. «Non ho ascoltato le parole del sindaco, sono giunto solo dopo. Penso che in una democrazia solida non ci si debba troppo soffermare su episodi folcloristici, per non ingigantirli. Certo, qui siamo tutti antifascisti, ma non sono certo si sia tutti antitotalitari». Daniele Perini (AmaRavenna) si risente «non può dire che qui ci sia alcun totalitarista, non si sono mai usate parole violente. Cosa alla quale dalla vostra parte dell’emiciclo dovreste stare più attenti». Alvaro Ancisi (Lpr) smorza i toni mentre Marco Maiolini (CambieRà) si limita ad una frase: «Siamo antifascisti, antitotalitari e contrari alla violenza».

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