«Non resistenza ma oltraggio ai vigili». E ora Cagnoni potrebbe risarcire

Rimini

RAVENNA. Per la pubblica accusa la reazione scomposta di Matteo Cagnoni – che, infastidito dalla multa elevata nei suoi confronti dalla Municipale nel gennaio di quattro anni fa per aver ostruito parzialmente un passo carrabile, accartocciò il preavviso di sanzione dal parabrezza dell’auto lanciandolo nell’abitacolo della vettura di servizio degli agenti dopo un alterco con gli stessi in cui ventilò l’intenzione di segnalarli ai vertici del Comando –, configurava gli estremi della resistenza a pubblico ufficiale, «sia sotto il profilo della minaccia che sotto quello della violenza».

Tanto che il sostituto procuratore Angela Scorza ieri mattina ne aveva chiesto la condanna a otto mesi.

Scontro in aula

Per la difesa, gli avvocati Fabio Giuggioli e Giovanni Trombini (che lo difende anche nel processo in Corte d’Assise in cui il dermatologo ravennate è accusato dell’omicidio della moglie da cui si stava separando), quel pomeriggio il medico aveva criticato, magari in forma poco ortodossa ma senza commettere reati, quello che riteneva «un atto ingiusto»; considerazione alla base della richiesta di assoluzione avanzata all’organo giudicante e la frecciata alla Procura di applicare «il diritto penale in modo superficiale» sulla base della considerazione che il loro assistito «non aveva impedito il compimento di alcun atto d’ufficio, che era stato già compiuto con la redazione della sanzione».

La decisione

In mezzo l’orientamento del giudice Federica Lipovscek che da un lato ha ritenuto minaccioso il comportamento del medico di fronte ai vigili, ma dall’altro non ha ravvisato il requisito della violenza nel gesto di stizza commesso dal 52enne a processo, la cui condotta è stata invece giudicata oltraggiosa.

Da qui, ritenendo il fatto commesso diverso da quello che era contestato nel capo d’imputazione, la decisione di restituire gli atti al pubblico ministero.

I possibili scenari

Così l’attesa sentenza è saltata; al suo posto un’ordinanza per la riqualificazione del reato. Nessuna condanna, ma nemmeno un’assoluzione.

E mentre l’iter ripartirà con un nuovo avviso di conclusione indagini e la fissazione di una nuova udienza, per Cagnoni si apre uno spiraglio per risolvere in maniera indolore la situazione. Così come aveva oblato per essersi rifiutato di fornire le proprie generalità agli agenti (pagando 103 euro oltre alle spese processuali), il dermatologo potrebbe evitare noie giudiziarie estinguendo il reato risarcendo sia le persone offese, ovvero i due vigili, che l’ente di appartenenza. Già nel pomeriggio di ieri i suoi legali lo hanno incontrato in carcere per discutere con lui la strategia difensiva.

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