Isis, espulso un altro affiliato: aveva combattuto in Siria
Un soldato insomma. E cosa ci facesse in giro per Ravenna il 6 febbraio scorso resta ancora un mistero.
Dalla Digos nessun commento alla nota con cui ieri il Viminale ha informato della 257esima espulsione dall’Italia eseguita dal 2015 ad oggi “per motivi di sicurezza della Stato” di soggetti gravitanti in ambienti legati all’estremismo religioso.
Colpisce però - e non poco - che gli ultimi due siano stati presi proprio a Ravenna. Dove in passato (vedi altro articolo ndr) altre sette persone legate all’Isis, seppur in maniera diversa, erano già state segnalate. L’ultima appena il 30 gennaio.
I controlli
Il 27enne tunisino, stando a quanto reso noto dal Ministero degli Interni, era inserito in una lista di 50 nomi fornita dai servizi tunisini alle autorità Italiane.
L’uomo è finito nella fitta rete di controlli messi in piedi dalla questura nelle zone calde dello spaccio e negli stabili abbandonati della periferia ravennate. O almeno questa è la versione ufficiale. Anche lui, come il 23enne espulso il 30 gennaio, è stato sorpreso nella zona delle ex case Enichem. Un rudere pieno di rifiuti, materassi di fortuna, dove alcuni disperati cercano nei mesi più freddi un tetto o un fuoco per un bivacco.
Dopo un normale controllo di documenti è però emerso che il tunisino (che non aveva precedenti penali o denunce in Italia) era inserito nella black list dell’Isis. Nei giorni successivi è stato quindi portato al Cie di una città del Nord Italia in attesa del rimpatrio avvenuto ieri.
Nessun legame con la moschea
Anche lui, così come il 23enne fermato pochi giorni prima, durante il suo passaggio in città non era transitato per la Moschea e pare non avesse intenzione di restare a lungo a Ravenna. Ma è su questi aspetti che la polizia sta continuando a indagare. In attesa di capire se queste due espulsioni così ravvicinate siano frutto di una strana coincidenza o di un traffico ancor più strano.