Un altro uomo dell'Isis trovato dalla Digos ed espulso

Ravenna

RAVENNA. Ventitré anni ancora da compiere. Era arrivato in Italia via Lampedusa, su un barcone. In poche settimane aveva risalito la penisola, fino ad arrivare a Ravenna. Qui dormiva su un materasso di fortuna in uno dei tanti stabili abbandonati della periferia nord occupati da disperati e piccoli spacciatori, tra le Bassette e le ex Case Anic.

Ma a preoccupare la Digos di Ravenna non era certo un suo ipotetico ingresso nel mondo dello spaccio locale, ma il suo potenziale ritorno nelle fila del radicalismo islamico.

E così, il 30 gennaio scorso, dopo un controllo di documenti, il tunisino è stato arrestato e portato al Cie di Bari da personale della Digos ravennate che già in passato - nell’aprile del 2015 - aveva dato prova di grande efficienza neutralizzando Noussair Louati, il primo foreign fighter che dall’Italia aveva cercato di arruolarsi via Facebook nell’esercito dell’Isis in Siria, successivamente condannato a 3 anni e 6 mesi per terrorismo internazionale.

Ora un nuovo colpo per la polizia che, se da un lato conferma l’alto profilo della questura ravennate, dall’altro getta nuovamente un pesante interrogativo sulla densità di potenziali terroristi che da Ravenna sono passati o hanno addirittura messo radici.

L’operazione

A fornire il nome del 23enne al Viminale erano state nelle scorse settimane proprio le autorità tunisine. Una lista che comprende decine di nomi, tra questi persone che hanno già combattuto in Siria o comunque considerate vicine a pericolosi ambienti di radicalismo islamico. Ragazzi monitorati in patria, ma poi usciti dai confini della Tunisia e dai “monitor” dell’intelligence locale.

Da via Berlinguer nessun commento alla vicenda, ma gli inquirenti hanno finora due sole certezze: la prima è che il giovane fosse di passaggio, la seconda è che durante la sua permanenza a Ravenna (durata pochi giorni) non avesse mai avuto contatti con ambienti legati alle due moschee, in particolare a quella delle Bassette.

Stando ai dati forniti ieri dal Viminale, il rimpatrio del 23enne tunisino è il diciottesimo dall’inizio dell’anno, mentre dal 2015, complessivamente, sono stati allontanati con accompagnamento alla frontiera 255 soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso.

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