Speleologi faentini in Albania scoprono un sito archeologico in una grotta

Faenza

FAENZA. Uno scenario da “Viaggio al centro della terra” si è presentato agli occhi stupiti del Gruppo speleologico Faentino, impegnato nei giorni scorsi in un’avventurosa spedizione in terra albanese. La squadra, composta da nove esploratori, era partita lo scorso 22 gennaio per Tirana, con l’obiettivo di esplorare le montagne del distretto di Elbassan, situate circa 180 chilometri a sud della capitale. «Lo scopo – afferma Ivano Fabbri, responsabile del centro visite del Rifugio Carnè – era verificare una notizia, giuntami durante le festività natalizie, che riportava la presenza di interessanti grotte in una zona mai indagata da gruppi speleologici italiani ed europei». Ad accompagnare Fabbri nel viaggio, reso più complicato dalle temperature rigide dell’inverno balcanico, c’erano, da Faenza, Katia Poletti, Luigi Liverani e Lorenzo Brandolini. A dare manforte si sono aggiunti Renato Placuzzi e Sara Fattori (Gruppo speleologico del Cai di Rimini), Biagio e Giovanni Magnani da Casola Valsenio e il bolognese Michele Sivelli, responsabile della biblioteca della Società Speleologica Italiana. Il racconto di Fabbri sembra rievocare imprese d’altri tempi, colme di fatica e passione. «Appena arrivati a Tirana ci siamo spostati sulle montagne di Gramsh attraverso i mezzi pubblici e con l’aiuto di un amico del posto che ci ha fatto da interprete. Il campo base è stato realizzato a 800 metri, nella casa di un giovane pastore, esperto conoscitore delle montagne».

Scoperte inaspettate

In questo periodo dell’anno le montagne sono completamente innevate a partire dai 1500 metri d’altezza, ma il frutto della spedizione si è rivelato superiore alle aspettative. «In quattro giorni abbiamo esplorato tre grotte, ed ognuna ha riservato una sorpresa. Nella prima abbiamo rinvenuto un sito archeologico ancora intatto con ambienti ricchi di concrezioni, stalagmiti e stalattiti dai colori vivaci, nella seconda, dopo esserci calati in un pozzo da 35 metri, ci siamo trovati a camminare su un pavimento con decine di bombe a mano inesplose e tre contenitori cilindrici. In una nicchia è stato osservato anche uno scheletro di lupo». Quanto alla terza grotta, è stata probabilmente la scoperta più emozionante: «Ci siamo trovati di fronte ad un sito archeologico solo in parte manomesso da tombaroli, che hanno lasciato sul pavimento una bellissima ceramica di epoca Eneolitica. Nelle vicinanze, un grande cimitero di orso delle caverne, estinto in tutta Europa durante l’ultima glaciazione». Il tutto è stato documentato con un filmato e fotografie, e alcuni prelievi di materiale e resti di orso sono stati consegnati all’Università di Tirana. «Il desiderio – conclude Fabbri – sarebbe quello di progettare attività turistiche per aiutare queste piccole comunità montane».

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