«La casa a Cortina venduta da Cagnoni al fratello per soli 30mila euro». E Giulia non lo sapeva

Rimini

RAVENNA. O tra fratelli si volevano davvero molto bene, oppure c’è qualcosa di poco chiaro nei passaggi di proprietà che attraversano la famiglia Cagnoni nella primavera del 2016.

Sì perché stando all’esame dei conti correnti e dei beni del dermatologo – e grazie ai rogiti fatti da un amico notaio suo testimone di nozze – nel marzo di quell’anno il professor Stefano (fratello di Matteo e docente universitario a Parma) si vede intestare un vero e proprio patrimonio tra immobili e fondi. In parte si tratta di donazioni, in parte si tratta di acquisizioni, fatte a prezzi così bassi che se Giulia Ballestri fosse ancora viva probabilmente oggi li avrebbe citati in giudizio.

Ma Giulia non c’è. E secondo l’accusa del pm Cristina D’Aniello proprio quelle strane operazioni immobiliari sarebbero l’inizio di un piano più complesso, culminato pochi mesi dopo con il massacro di via Padre Genocchi. Eccolo nel dettaglio quel piano, illustrato in aula dal luogotenente Enrico Negrini della Guardia di Finanza di Ravenna. Si tratta dell’investigatore incaricato dal pm di analizzare i risparmi, i conti correnti e i movimenti bancari e immobiliari di Matteo Cagnoni. La cosa che salta all’occhio, detto in estrema sintesi, è la differenza tra il valore di mercato e il prezzo di acquisto degli immobili che Matteo vende al fratello. Un esempio per tutti: la casa di Cortina d’Ampezzo. Matteo ne vende il 50 per cento a Stefano a un prezzo di 30mila euro. «Ma quanto valeva quella casa secondo l’osservatorio immobiliare italiano?», chiede il pm D’Aniello. «Circa un milione e mezzo di euro» risponde il Finanziere.

Segue brusio in aula. Non è il primo di sorpresa mista a disapprovazione. Perché poco prima si capisce che lo stesso prezzo era stato fatto per vendere, sempre al fratello, la metà della villa di Marina Romea in via dei Platani (54mila euro a fronte di un prezzo di mercato di circa 350mila), o la casa di via Giordano Bruno (30mila euro a fronte di circa 350mila di valore). In quella casa Cagnoni resta poi a vivere versando 300 euro di affitto al mese al fratello. Nella lista ci sono anche lo studio di via Cattaneo e un altro immobile nella stessa via. Anche lì il prezzo oscilla sui 100mila euro complessivi, ma sul mercato varrebbero il doppio.

E poi c’è un altro aspetto che spinge verso l’ipotesi della spoliazione mirata in danno di chi stava diventando la sua ex moglie: quello legato ai sei fondi di investimento da 1,2 milioni di euro intestati a Matteo Cagnoni, a suo fratello e ai due genitori. Nel marzo del 2016 il dermatologo esce da quei fondi. Perché? Eppure nel suo conto corrente professionale aperto alla Bcc Imolese la Finanza trova un rosso da 60mila euro. Cose che non si riflettono sul suo tenore di vita, come ricordato a suo tempo in aula dal cognato Guido, anche perché su un altro conto corrente, questa volta cointestato con la moglie Giulia, il padre Mario fa versamenti mensili: da 4 mila fino a 14mila euro. Versamenti che continuano fino al 15 settembre del 2016. Il giorno dopo Giulia verrà uccisa.

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