Imprese, mai così male

Rimini

RAVENNA. Ditte edili, corrieri espressi, perfino aziende agricole: tante le imprese che non resistono alla crisi. E negli ultimi cinque anni, in 1.500 hanno abbassato le serrande: nel 2013, ne sono morte due al giorno. Mai così male, negli ultimi quindici anni. A dare i numeri dell'ecatombe delle aziende è la Camera di commercio di Ravenna che ha pubblicato i dati del movimento anagrafico delle imprese. A dicembre scorso, erano 41.116 quelle iscritte nel Registro di Ravenna, 694 in meno rispetto il saldo dell'anno precedente. Male l'agricoltura, l'edilizia e l'attività manifatturiera: è Lugo il territorio più colpito. I giovani quelli più sacrificati, ma sono anche quelli che ci provano di più. Reggono il commercio, il turismo e i servizi alle imprese.

I numeri del dissesto. I settori di attività economica più colpiti in termini relativi sono stati quelli dell’agricoltura (-5,7%), del trasporto e spedizioni (-3,6%), dell’edilizia (-3,5%) e delle attività manifatturiere (-1,6%). All’opposto sono cresciute le imprese registrate nei settori del commercio (+0,7%), del turismo (+0,5%), del credito (+0,9%) e dei servizi alle imprese (+1,3%). Calano le imprese individuali, crescono le cooperative e i consorzi. Rispetto alla media generale l’arretramento dal comparto dell’artigianato è risultato più pesante. «Al 31 dicembre 2013, nel confronto con un anno prima, le imprese artigiane si sono ridotte di 389 unità, pari al -3,3%, ad indicare che sono le imprese di minore dimensione a subire le conseguenze peggiori della crisi».

I fallimenti. In un solo anno, i fallimenti sono lievitati del 20%. Nel 2013 il tribunale di Ravenna ha infatti dichiarato 72 fallimenti, 17 in più rispetto al 2012. Tra queste 20 sono industrie manifatturiere (9 in più rispetto al 2012), 20 imprese di costruzioni (6 in più) e 12 imprese commerciali (2 in più). «Si è concluso un anno carico di problemi per le imprese – sottolinea il presidente Natalino Gigante – che, pur a fronte di difficoltà, hanno saputo evidenziare una forte capacità di intraprendere con nuove iniziative. Restano al centro le questioni del credito e della crescita formativa, terreni questi su cui lo sforzo della Camera di commercio in questi ultimi anni è stato importante: si sono investiti fondi per la nascita di nuove imprese e per l'occupazione giovanile, si sono messe a disposizione professionalità di rilievo per lo sviluppo delle imprese».

I giovani “bastonati” non si arrendono. Sono le donne e i giovani a risentire di più della crisi. Alla fine 2013 le imprese femminili della provincia sono risultate 8.592. Appartengono ai settori del commercio, del turismo, dell’agricoltura e dei servizi alle imprese e rappresentano complessivamente una quota pari al 20,9% del totale delle imprese, inferiore alla media nazionale pari al 23,6%. La flessione per le imprese femminili è apparsa più ampia rispetto al resto delle aziende (-4,2%). In particolare si sono ridotte le imprese agricole femminili (-8,7%), a seguire quelle manifatturiere e edili (-1,3%) e in misura più lieve quelle del commercio (-0,4%). Cresciute del 3,8%, invece, le imprese turistiche femminili (3,8%).

Ai giovani imprenditori non va meglio: in provincia sono 3.180, il 7,7% del totale, e sono crollati dell'8,2% rispetto al 2012, nonostante il loro saldo sia positivo. Segno che i giovani ci credono e ci provano in massa: a fronte di 370 imprese chiuse nel 2013, ne hanno aperte 610.

 

 

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