Traffico di medicinali del sesso. Chiusa l'indagine, in 36 nei guai

Rimini

RAVENNA. La Procura di Ravenna ha concluso le indagini dell’operazione della Guardia di Finanza denominata “Fidelio”, che nel marzo scorso portò a undici arresti, tra i quali il titolare del sexy shop di Forlì “Lui e Lei” sulla Cervese, poi subito scarcerato, così come il titolare di un analogo esercizio a Ravenna. Diecimila medicinali contraffatti provenienti da India e Cina furono sequestrati, una sessantina di perquisizioni vennero eseguite in tutta Italia da oltre 160 finanzieri in 32 città. Adesso il sostituto procuratore ravennate Angela Scorza ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: nel fascicolo compaiono 36 persone, oltre che di Forlì e Ravenna anche di Bologna, Ferrara, Faenza e altre città dell’Emilia-Romagna. Le ipotesi di accusa sono esercizio abusivo della professione medica, ricettazione e vendita di medicinali senza regolare autorizzazione.

Blitz anche a Ravenna

In carcere a Ravenna era finito uno dei due titolari della società che gestisce in via Canale Molinetto il sexy shop “Why Not” e il “Cactus” di Lido di Classe in via Da Verrazzano. Dopo la prima scoperta a Castel Bolognese, la Finanza era riuscita a risalire al fornitore del negozio: Ariel Lewental, titolare della Carpe Diem di Spilimbergo (Pordenone), che riforniva sexy shop di tutta Italia.

Medicinali presi sul web

Come detto anche un forlivese, difeso dall’avvocato Giovanni Principato, era finito nella rete dei controlli della Guardia di Finanza. L’uomo, già nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto, aveva risposto alle domande che gli erano state rivolte spiegando che non riteneva illecita la vendita di quei prodotti, che, infatti, erano in bella vista sugli scaffali del negozio alle porte di Forlì, proprio perché il gestore pensava che la vendita fosse legale. Non erano nascosti o celati in qualche parte inaccessibile del negozio. Prodotti che si potevano acquistare su internet, che venivano comodamente recapitati a domicilio, anche se il forlivese li aveva presi da un fornitore e non on line.

L’inchiesta

L’inchiesta era nata quasi per caso quando, durante una normale verifica fiscale in un sexy shop di Castel Bolognese, erano saltate fuori alcune scatole di farmaci. Il nome era tutto un programma: Kobra, Stud (stallone in inglese) e Kamagra, con tanto di assonanza col celebre Viagra. Prodotti che – secondo l’accusa – erano un mix di più principi attivi contro l’impotenza. Ma quelle pillole erano prodotte da laboratori chimici di Cina e India. Pillole – stando alla perizia del chimico bolognese Onelio Morselli eseguita per la Procura di Ravenna – “potenzialmente pericolose” per la salute dei pazienti o dei clienti dei tanti sexy shop rimasti invischiati nell’inchiesta.

La procedura

Ora si è arrivati alla chiusura delle indagini. Le difese delle persone coinvolte hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive, poi verrà fissata l’udienza che potrebbe portare alla richiesta di rinvio a giudizio o alla richiesta, più difficilmente, di archiviazione.

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