Esaurita la cassa integrazione per molti dipendenti si profila la perdita del posto di lavoro
A lanciare l’allarme è il rapporto mensile della Uil nazionale, che nel mese di novembre segnala Ravenna al sesto posto nella top ten delle province che dall’inizio di quest’anno hanno incrementato il ricorso alla cassa integrazione in deroga (+34,6%). E i sindacati raccontano di lavoratori (in particolare sopra i 40 anni) che, finiti gli ammortizzatori sociali, si presentano in lacrime perché non sanno più come pagare il mutuo. O ancora di figli precari che aiutano i genitori ad arrivare alla fine del mese.
«Se non ci sarà una sia pure minima ripresa - commenta Riberto Neri, segretario provinciale della Uil - riteniamo che nel 2014 le risorse per gli ammortizzatori in deroga, previste dalla Legge di stabilità, non saranno assolutamente sufficienti a garantire la stessa copertura di quest’anno, con il rischio di un ulteriore aumento delle persone senza lavoro, soprattutto nella nostra provincia, dove gli effetti della crisi, in mancanza di una inversione di rotta, rischiano di farsi sentire per dodici mesi. Già prima di Natale numerose aziende del nostro territorio hanno avviato le procedure di mobilità, che sfoceranno inevitabilmente verso il licenziamento».
A novembre 2013 sono state autorizzate nella nostra provincia 528.869 ore di cassa integrazione (contro le 181.345 del mese di ottobre). Si tratta di un dato complessivo nel quale spicca però la crescita della cassa integrazione in deroga (348.465 ore) e la flessione della cassa integrazione straordinaria, pari a 67.164 ore (- 24,6%). «La flessione dipende dall’esaurimento dei fondi e al fatto che molte aziende si trovano costrette a licenziare - prosegue la sua disamina Neri -. Il secondo semestre del 2013 ha segnato il picco più alto della crisi, che a questo punto dovrebbe stabilizzarsi su questi valori, ma tra poco dovremo fare i conti anche con la flessione del 22% delle assunzioni stagionali nel comparto del turismo e dell’agricoltura. Ed è facile presagire un aumento delle richieste di Aspi e una diminuzione delle richieste di Miniaspi (che da quest’anno hanno sostituito le “vecchie” prestazioni note come indennità di disoccupazione, ndr) da parte dei lavoratori sino ad ora impiegati in piccole aziende che non usufruiscono degli ammortizzatori sociali e che ora rischiano di scivolare nella disoccupazione».