Cagnoni insulta l'ex suocera: «Avete plagiato mia figlia»

Rimini

RAVENNA. Sembrava tutto finito. Il giudice aveva annunciato una pausa e parte del pubblico era già uscita. Ma il minuto più drammatico doveva ancora cominciare. Ed è scattato nell’attimo in cui l’imputato Cagnoni si è alzato per tornare nella cella di sicurezza che si trova dietro l’aula. È stato in quel momento che ha incrociato lo sguardo della ex suocera Rossana e dell’ex cognato Guido Ballestri. Ed è stato anche il momento in cui Cagnoni non ci ha più visto e gli ha inveito contro: «L’avete plagiata bene mia figlia eh!». Ha detto il dermatologo alludendo alla gravità delle parole riferite poco prima in aula dalla madre di Giulia. Contro la quale si è lasciato scappare anche un insulto: «Vacca del Polesine!»

Le guardie carcerarie lo hanno fermato subito, allontanandolo dal cognato che gli ha risposto a muso duro. «Ti aspetto fuori!».

Il tutto sotto gli occhi della corte e del presidente Corrado Schiaretti che ha subito informato Cagnoni dei rischi che stava correndo.

«Mi ha minacciato e provocato» ha replicato Cagnoni riferendosi al cognato. «Allora lo quereli, ma non insulti la signora»

A quel punto a rispondere è stato però l’avvocato di parte civile, Giovanni Scudellari che, a gran voce ha replicato: «Ma quali minacce e minacce! Ha solo risposto all’uomo che ha appena dato della vacca a sua madre in un’aula di tribunale».

Con la tensione ormai alle stelle il pm D’Aniello ha chiesto che Cagnoni venisse subito allontanato dall’aula.

Poco dopo il suo legale, l’avvocato Giovanni Trombini, davanti alle telecamere ha provato a contestualizzare quello scatto: «Vive da 14 mesi in carcere e non ha mai potuto vedere i figli. Credo che vada capita la tensione accumulata».

E quando riparte l’udienza è lo stesso Cagnoni a chiedere di fare una dichiarazione spontanea. «Il mio assistito vorrebbe scusarsi» dice l’avvocato Trombini. E in effetti Cagnoni si scusa con tutti, tranne che con l’ex suocera.

«Signori giudici scusate ho esagerato, ma mettetevi nei miei panni. Non vedo i miei figli dal 19 settembre del 2016. Ho anche scritto al presidente della Repubblica. Non vorrei che il pm pensasse che l’insulto fosse indirizzato a lei». Già in mattinata il dermatologo era apparso teso e nervoso. Una volta in aula, forse per evitare i flash dei fotografi o gli sguardi dei presenti, si era trincerato dietro un giornale. Era una copia di La Repubblica. Non si capiva se la stesse leggendo avidamente o se la stesse semplicemente ostentando, come a simboleggiare un distacco anche verso le cronache locali.

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