Famiglie allargate sotto lo stesso tetto

Rimini

RAVENNA. L’affitto costa troppo, il mutuo non ne parliamo. Le bollette, poi. E le coppie anche di mezza età tornano a vivere a casa di mamma e papà, con tanto di figli adolescenti al seguito. Non mancano i casi di fratelli o cugini, “armati” di mogli e bambini, che si riuniscono sotto lo stesso tetto: fino a vivere in otto in un appartamento con due camere, in quattro per camera. E’ il caso di tre famiglie italiane, 11 straniere, che nel 2013 han chiesto aiuto alla Caritas. D’altronde, sempre meglio che vivere in auto (lo fanno già cinque delle famiglie aiutate), o in roulotte (sette i nuclei che hanno optato per questa scelta).

In generale, con la crisi, aumentano a dismisura le richieste di aiuto: 1.500 persone in più negli ultimi due anni, quadruplicate negli ultimi nove. E il picco d’emergenza è sempre in inverno, quando il freddo da una parte e le bollette del gas dall’altra gettano nello sconforto chi non ha un lavoro, o chi con un lavoro a “intermittenza” non riesce a mantenere la propria famiglia.

Il rapporto. A dare i numeri dell’emergenza sociale è il rapporto del 2013 del centro di ascolto della Caritas diocesana guidata da don Alberto Brunelli. Sono 5.530 le persone che nel 2013 hanno chiesto aiuto ai volontari diocesani: erano 4.723 l’anno prima, poco più di 4mila nel 2011. Il picco è sempre tra ottobre e dicembre: 506 gli accessi nel periodo natalizio. «Se si confronta il dato col 2008, anno di inizio della crisi - spiega Raffaella Bazzoni, coordinatrice del centro di ascolto -, l’aumento è stato del 105%». Già. E ad andare ancora più indietro con gli anni, i numeri fanno terrore. Nel 2004, le persone che avevano chiesto aiuto alla Caritas (comprese quelle che ritiravano solamente la sportina dei pasti) erano “appena” 1.731: nel 2013 sono state 7.274. Insomma, più che quadruplicate, e uno su tre - lo scorso anno - era italiano. Questi aumentano, e gli stranieri diminuiscono: molti di loro, infatti, tornano nel Paese d’origine.

Poveri italiani. Famiglie spezzate, drammi sentimentali, paura del fallimento. Ecco cosa sono costrette a vivere le tante famiglie, specie straniere, ma anche italiane emigrate a Ravenna che, con la crisi, rientrano alle case che avevano abbandonato alla ricerca di un lavoro. «Diverse famiglie che conoscevamo - ricorda la Bazzoni - hanno scelto di rimpatriare, o di far rimpatriare solo i figli con la speranza di un ricongiungimento futuro: decisione che di norma comporta pesanti sofferenze». Di contro, non stanno meglio gli italiani. Delle 349 famiglie in più seguite nel 2013 dal centro di ascolto, 181 sono italiane. Un terzo di loro sono coppie medio giovani (il cui capo famiglia ha tra i 35 e i 44 anni), ma non mancano (e sono il 22%) anche i più attempati coi figli già grandi: hanno tra i 45 e i 55 anni ma non riescono a mantenere la propria famiglia. Si tratta di persone che, a causa della crisi, hanno perso il posto di lavoro. Ma non mancano quelli che, un lavoro, lo hanno anche ma guadagnano talmente poco da non riuscire a dar da mangiare ai propri cari.

Stipendi da carità. La colpa è delle paghe da elemosina. O dei lavoretti precari, saltuari, stagionali. Sono ben 200 le persone che, nonostante abbiano un’occupazione, non possono vivere senza l’aiuto della Caritas. «I casi classici sono quelli di famiglie nelle quali lavora solo la madre perché il padre ha perso l’occupazione per colpa della crisi. Oppure ci sono i casi dei padri che hanno un lavoro, sì, ma o stagionale o a chiamata. E ora le chiamate non sono abbastanza da garantire una paga sufficiente alla sussistenza», dice la coordinatrice del centro di ascolto. Lo stesso vale per i pensionati: 72 quelli che hanno chiesto aiuto nel 2013. Con il loro vitalizio, non si pagano nemmeno le bollette. Nel 2013, consegnati mille pacchi viveri in più: erano 3.305 quelli erogati nel 2012, sono 4.334 nel 2013.

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