Firme false della Lega, assolti Fantinelli, Nori e Forte, 8 mesi agli altri

Rimini

FAENZA. Assoluzione per Stefano Fantinelli, all’epoca dei fatti consigliere della Lega a Faenza assistito dall’avvocato Pompignoli, «per non aver commesso il fatto». Assoluzione anche per il collega di partito cervese Luigi Nori (difeso da Giuseppe Della Casa) e Gianluigi Forte (seguito dall’avvocato Lisa Venturi) «perché il fatto non sussiste». Condanna invece a 8 mesi, con sospensione della pena e non menzione, per gli altri imputati, ovvero il segretario del Carroccio manfredo Mauro Monti (assistito sempre da Pompignoli), Angelo Cellini (ex esponente della Lega a Russi seguito dall’avvocato Gabriele Sangiorgi), Oriano Casadio (difeso dallo stesso legale), Stefano Gaudenzi (rappresentato dall’avvocato Antonio Primiani), Anna Rosa Tarroni (assistita da CarlottaFabbri) e Rudi Capucci (difeso dall’avvocato Gerardo Grippo). Estinta invece la posizione di Vincenzo Galassini, ex sindaco di Brisighella e all’epoca dei fatti contestati esponente di Forza Italia-Pdl, deceduto nell’aprile scorso.

Le richieste

Pene dunque più miti quelle fissate ieri dal giudice Janos Barlotti per la vicenda delle firme false della Lega per le Regionali del 2010 rispetto alle richieste avanzate dal vice procuratore onorario Pietro Plachesi che aveva proposto due anni e mezzo per Monti e Fantinelli e due anni per tutti gli altri. Sentenza di primo grado giunta a pochi mesi dalla prescrizione, che sarà fatta valere in sede di appello, percorso che si prevede sarà intrapreso da diverse parti in causa. «Aspetterò le motivazioni della sentenza, lieto da un lato di vedere assolto il Fantinelli e, dall’altro certo che vi siano fondate ragioni per giungere ad una pronuncia di assoluzione per Monti con la formula più ampia in sede di gravame sia nel merito che in diritto – ha anticipato l’avvocato Pompignoli –. Le sentenza di condanna, seppur di gran lunga inferiore alle richieste avanzate dalla pubblica accusa, appare profondamente ingiusta a fronte della totale estraneità di Monti ai fatti contestati, all’assenza della prova del presupposto reato ed alla totale inattendibilità dei principali accusatori spinti, forse, da una ripicca politica».

I fatti contestati

E proprio la tesi della rivalsa interna al Carroccio era stata uno degli argomenti sollevati dal legale in udienza; una guerra intestina a suo dire portata avanti da alcuni fuoriusciti, tanto che la denuncia fu fatta diverso tempo dopo gli episodi contestati. Secondo l’accusa invece fu proprio per le modalità irregolari con cui vennero raccolte le firme necessarie alla presentazione delle liste in vista del voto che si creò una spaccatura dentro la Lega nord, spaccatura tra i vertici che caldeggiavano la raccolta delle sottoscrizioni, e la base che interpretava quelle modalità come un tradimento nei confronti dell’elettorato. Per tale ragione qualcuno abbandonò il partito; e sempre per tale ragione, ad avviso della Procura, fu chiesto “aiuto” agli alleati dell’opposizione che avrebbero apposto di proprio pugno, di fatto autenticandole falsamente, alcune delle firme dei nominativi presi dall’elenco raccolto – in modo del tutto regolare – per le Comunali che si tennero sempre quell’anno.

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