Lucciola ribelle picchiata e stuprata. I protettori erano marito e moglie

Rimini

RAVENNA. Costretta a a prostituirsi a suon di violenze, botte e umiliazioni. Un incubo che la vittima, una lucciola 20enne, ha avuto il coraggio di raccontare in una denuncia che ha portato all’arresto della coppia che sfruttava lei e altre tre ragazze, rumene e moldave. Nei confronti di Geogel Neagu, 41enne rumeno residente a Lugo e della moglie Olesea Pavel, 34 anni, il gip Rossella Materia ha infatti emesso su richiesta del sostituto procuratore Cristina D’Aniello un’ordinanza di custodia cautelare per favoreggiamento e sfruttamento aggravato e continuato della prostituzione in concorso; all’uomo sono inoltre contestati i reati di violenza sessuale (per aver costretto la ragazza ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà) e lesioni personali.

Il provvedimento è stato eseguito ieri dagli uomini della Squadra mobile, che hanno arrestato la donna nella sua abitazione e notificato gli atti al marito direttamente in carcere, dove si trovava dal 24 settembre scorso quando fu fermato per l’aggressione avvenuta a Punta Marina nei confronti della “lucciola ribelle”.

Le indagini

E’ stato infatti quell’episodio a far partire le indagini. Quella sera l’uomo aveva accompagnato la lucciola a Punta Marina col camper, utilizzato come alternativa alla casa per incontrare i clienti e coprire un bacino di utenza più ampio. Ma di fronte al rifiuto della donna di continuare a prostituirsi l’aveva picchiata, procurandole ematomi e contusioni per le quali era poi stata medicata in ospedale e dimessa con una prognosi di una ventina di giorni. Dopo la lite lei era scappata chiedendo aiuto alla polizia mentre l’uomo era ripartito prima di essere arrestato. Agli agenti la ragazza raccontò poi di un episodio avvenuto il 28 agosto, quando per costringerla a sottostare alle sue regole l’uomo aveva schiacciato il suo viso sul pavimento con la scarpa procurandole la frattura della mandibola.

Ma non era quella l’unica vessazione cui era dovuta sottostare, con l’uomo che oltre a violentarla l’avrebbe anche umiliata urinandole addosso. Nella sua denuncia la ragazza ha inoltre raccontato circostanze (l’ascia e il binocolo che l’arrestato teneva nel camper per controllare che tutto filasse liscio durante gli incontri, gli annunci pubblicati su riviste e siti di incontri, le utenze telefoniche intestate alla coppia ma in uso alla ragazze per “lavoro”, le modalità di adescamento delle giovani da avviare alla prostituzione) che hanno trovato riscontro nelle indagini dando modo all’autorità giudiziaria di emettere i provvedimenti nei confronti degli sfruttatori, assistiti dagli avvocati Davide Baiocchi e Francesco Furnari.

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