Il prodigio del masso in bilico che sfida la forza di gravità

Rimini

FAENZA. Al santuario di San Francesco di Paola, in Calabria, un simile fenomeno è considerato un miracolo. Qui invece ci troviamo alle porte di Faenza, in una zona impervia e poco conosciuta, le cosiddette “Gole del tè” formate da un torrentello che si chiama rio Albonello, che sfocia nel fiume Marzeno, in frazione San Giorgio in Ceparano, e il fenomeno “miracoloso” pare del tutto naturale. Come al santuario di Paola un grande masso risulta incredibilmente in bilico, sospeso sul dirupo a sfidare ogni legge di gravità.

Un masso che nei secoli dei secoli ha resistito in quella posizione a terremoti, alluvioni, eventi atmosferici senza muoversi di un millimetro, nonostante la collocazione.

Escursione “magica”

E’ una curiosità naturalistica, una delle tante poco note di cui è ricco il nostro territorio e che possono costituire un’attrazione o perlomeno valere un’escursione. Ci è stata segnalata dall’ex guida escursionistica dell’Uoei, Gianfranco Montevecchi, che queste zone le conosce come le sue tasche: «Spesso – riferisce – si parla di itinerari escursionistici, senza soffermarsi più di tanto sulle eccellenze esistenti sul percorso. Se si puntasse su determinati aspetti (il masso, la quercia secolare o altre chicche) sia l’itinerario, sia il territorio forse ne uscirebbero maggiormente valorizzati. In questo caso c’è anche il mistero e l’abbinamento a qualcosa di divino». Nelle Gole del tè non vi sono santuari, né leggende mistiche, ma senza nulla togliere al miracolo di San Francesco di Paola, il fenomeno locale, merita anch’esso di essere conosciuto se non come miracoloso, almeno come sorprendente.

Natura e animali

Oltretutto ci troviamo al centro di un’area molto interessante dal punto di vista naturalistico. A giudicare dalle tracce, qui c’è un gran passaggio di animali: caprioli, cinghiali, istrici e secondo Montevecchi «anche il lupo ha lasciato escrementi riconoscibili, perché è ben visibile il pelo ingoiato appartenuto agli animali predati». Le rocce sono di arenaria gialla detta “spungone della Pietramora” e formano piccole gole molto suggestive con grotte naturali sui versanti dei crinali. Nelle vicinanze si trova la torre di Ceparano e intorno è pieno di conchiglie fossili, formatasi in mare nel Pliocene medio. Poco distanti sono anche la località Balze (dove passava l’antico confine tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana) teatro dell’omonimo moto risorgimentale del 1845, e il complesso dell’ex chiesa di San Giorgio in Ceparano restaurato di recente da una famiglia faentina che ne ha ricavato anche 30 posti letto, una cucina attrezzata, diverse sale per incontri e un locale seminterrato.

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