La difesa chiede di spostare il processo: «Clima mediatico contro Cagnoni»

Rimini

RAVENNA. Come previsto, in occasione della prima udienza del processo per la morte di Giulia Ballestri, gli avvocati dell'imputato, i legali Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti che assistono il marito Matteo Cagnoni, sono tornati a riproporre le eccezioni già sollevate in sede di udienza preliminare, ovvero quelle sull'inutilizzabilità dell'accertamento autoptico, sulle modalità dell'acquisizione dei mezzi di prova e sulle intercettazioni (in stand by invece quella dell'analisi botanica sul bastone).

Questioni sulle quali la Corte d'Assise presieduta dal giudice Corrado Schiaretti (a latere Andrea Galanti) scioglierà la riserva alla prossima udienza, dopo la richiesta di rigetto delle istanze da parte sia dell’accusa (rappresentata dal procuratore Mancini e dal sostituto procuratore Cristina D'Aniello) sia dalle parti civili (tutte ammesse nonostante il parere contrario della difesa – che ha evidenziato il rischio di una «spiritualizzazione del danno» e del pericolo che in caso di condanna possano essere lesi i diritti delle reali persone offese, i familiari –, compresa l'associazione “Dalla parte dei minori” che, rappresentata dall'avvocato Antonella Monteleone, era stata esclusa in udienza preliminare).

La giornata

Ma a questo punto si è arrivati dopo una giornata in cui non sono mancati i colpi di scena. Non tanto per lo scontro sulla legittimità a costituirsi in giudizio da parte del Comune (che ha affidato l'incarico all'avvocato Enrico Baldrati) e delle associazioni in difesa delle donne Linea Rosa, in aula attraverso il legale Cristina Magnani, e Udi rappresentata dall'avvocato Sonia Lama (nessuna contestazione invece per la costituzione dei parenti della 39enne uccisa, tutelati dall'avvocato Giovanni Scudellari). Il vero colpo a sorpresa è stata infatti la richiesta avanzata dalla difesa di trasferire il procedimento che vede a giudizio il dermatologo Matteo Cagnoni, accusato di aver ucciso la moglie da cui si stava separando.

Il colpo a sorpresa

Sono da poco passate le 13 quando l'avvocato Giovanni Trombini estrae copia delle istanze di rimessione del processo per legitima suspicione che deposita e consegna a tutte le parti. Nel documento figurano soprattutto le copie degli articoli pubblicati sul caso. Ed è proprio il clima mediatico suscitato dalla vicenda a livello locale che, ha motivato il difensore, ha spinto il medico a chiedere di trasferire il giudizio altrove. «Perché abbiamo fatto questa istanza? Lo abbiamo fatto a causa vostra», racconta davanti a microfoni e telecamere durante una pausa. Nel mirino però non è finita tutta la stampa, bensì solo quella ravennate. «C'è stata una campagna stampa eminentemente locale attraverso Il Resto del Carlino e il Corriere Romagna che sin dall'inizio ha spostato il processo, che dalle aule è stato portato fuori, rappresentando sin da subito il nostro cliente come unico colpevole di questa vicenda».

L’affondo a Procura e giornali

Accusa, questa di aver operato in modo monosoggettivo contro il proprio assistito, che Trombini rivolge anche all'autorità giudiziaria, destinataria di due frecciate in riferimento all'autopsia nell'ambito della quale, ha affermato il legale, «la Procura si è voluta formare la prova in casa»; stoccata che il sostituto procuratore Cristina D'Aniello, nel difendere in modo convinto il proprio operato, ha bollato come attacco che «lascia spazio solo a insinuazioni». D’altronde che non ci si sia fermati alle apparenze, come sottolinea, lo testimonia il capo d’imputazione, «che si è modificato, tanto che oggi viene contestata la premeditazione mentre l’ipotesi di abuso sessuale che appariva nel fermo è caduta».

Tornando ai quotidiani, Trombini ha ritenuto che da parte della stampa locale vi sia stato «un interesse invasivo» che avrebbe generato un «clima di condizionamento» nell'opinione pubblica ma soprattutto in chi dovrebbe giudicare se Cagnoni è colpevole (come ritiene la Procura) o innocente (come l'imputato continua a definirsi).

Il processo va avanti

Sull'istanza a doversi pronunciare sarà la Cassazione. La Corte d'Assise poteva decidere solo se sospendere il procedimento (come avrebbe voluto la difesa) o continuare, senza però poter emettere la sentenza prima della pronuncia della Suprema Corte. Dopo la camera di consiglio è stato scelto di andare avanti. Tanto che sono state calendarizzate le udienze fino al 22 dicembre.

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