«I cuscini erano a Firenze da un mese»

Rimini

RAVENNA

«Si è fatto un gran parlare dei due cuscini delle poltrone del salotto, insanguinati e trovati nella casa dei miei genitori. Vi si trovavano da oltre un mese, il sangue è palesemente invecchiato e diluito». Così Matteo Cagnoni spiegava nella lettera inviata al Corriere Romagna e pubblicata una settimana fa la presenza a Firenze delle sedute delle poltrone presenti nella villa di via Padre Genocchi a Ravenna dove è stato ritrovato il corpo senza vita della moglie Giulia Ballestri da cui si stava separando.

A detta del medico dunque, quei cuscini si trovavano in Toscana da tempo. Eppure – al di là del non trascurabile particolare che su quelle sedute c’erano tracce del sangue della 39enne barbaramente uccisa – dai filmati delle telecamere della villa, secondo la Procura, si vede Cagnoni scaricarli dalla propria vettura il 16 settembre scorso, ovvero lo stesso giorno della morte della consorte.

In quelle immagini, acquisite dalla Squadra mobile nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello, si può notare Cagnoni prendere delle sedute dal baule della macchina con cui era arrivato da Ravenna con i tre figli e portarle dietro una grande siepe del giardino. La stessa siepe usata insolitamente come fosse un ripostiglio all’aperto, dove il 17 settembre lo si vede prendere una giacca blu (quella che per gli inquirenti indossava la mattina mentre faceva colazione in pasticceria con la moglie) e dove il giorno seguente torna a prendere una borsetta bianca da donna prima di portarla in casa. Borsa che gli investigatori ritengono sia quella che la moglie aveva a tracolla a colazione poco prima di essere uccisa e che non è mai stata trovata.

C’è poi un’altra anomalia su quegli spostamenti continui dei cuscini. Sempre domenica 18, quando ancora il cadavere della moglie non è stato scoperto, Cagnoni va a riprendere dalla siepe i cuscini per caricarli nella macchina del padre. Gesto che fa indossando dei guanti. E dopo essersi recati a Bologna (dove un tassista ha raccontato alla polizia di averli accompagnati in centro), quando rincasano alla sera il dermatologo 52enne li toglie dal bagagliaio, stavolta portandoli in casa e non più dietro la siepe.

Di lì a poco gli inquirenti scopriranno il corpo senza vita della 39enne nella villa disabitata dei giardini pubblici. La polizia chiede a Cagnoni di tornare a Ravenna, lui nicchia perché è tardi. Allora sono gli agenti che vanno da lui. Ma quando suonano alla porta della casa di Firenze il medico scappa dalla finestra. Gesto atletico ripreso anche stavolta dalle telecamere.

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