Un proiettile bulgaro trovato a Savio

Rimini

RAVENNA

Un proiettile di fabbricazione bulgara venne trovato sull’asfalto insanguinato della Cava Manzona, a pochi metri dal cadavere di Salvatore Chianese, ucciso il 30 dicembre del 2015 da un colpo di fucile calibro 21 sparato a pochi metri di distanza.

Per mesi quel proiettile inesploso, notato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ravenna, è stato un vero e proprio mistero nel mistero. Un enigma in più nel buio profondo che circondava la morte di un uomo perbene. Ma ora quel bossolo proveniente dall’Est Europa non è più un oggetto misterioso, anzi, sembra essere il pezzo mancante per unire definitivamente l’omicidio di Savio alla firma di Norbert Feher, alias Igor il russo, il 41enne serbo braccatto in queste ore dai reparti speciali dei carabinieri.

Un indizio lasciato accanto al morto

Secondo gli inquirenti quel proiettile bulgaro potrebbe essere caduto dalle tasche di Igor nel momento in cui si sarebbe piegato per sfilare dalla cintura di Chianese la sua pistola d’ordinanza: una calibro 9 mai più ritrovata.

Iscritto nel registro degli indagati

Anche alla luce di questo elemento e per far fronte alla necessità di avviare ulteriori atti d’indagine la procura ha formalmente iscritto nei giorni scorsi il nome di Norbert Feher nel registro degli indagati. Un passo formale che rende il serbo in fuga ora formalmente indagato per tre omicidi: quello del tabaccaio di Budrio del primo aprile, quello del guardia caccia di Portomaggiore dell’8 aprile e appunto quello della guardia giurata uccisa alla Cava Manzona di Savio.

Il passaggio nel Ravennate

A tutto questo – come riferito nei giorni scorsi dal Corriere – i carabinieri hanno già aggiunto un ulteriore elemento. È stato infatti accertato il passaggio di Igor nei territori teatro del delitto.

Igor sarebbe stato fermato dalle forze dell’Ordine almeno sei o sette volte tra il ravennate e il Cervese durante controlli eseguiti dopo la sua uscita dal carcere nel 2015, in un periodo in cui nei suoi confronti non c’erano ordini di cattura o di espulsione. E così quell’uomo visto vagare in tuta mimetica in territori di campagna veniva lasciato andare dalla pattuglia di turno.

Il dato conferma una familiarità tra Igor e la Romagna, tra l’altro – guarda caso – sempre in zone di valli e campagne battute da cacciatori.

Analisi su un cellulare

Gli inquirenti hanno inoltre in mano anche un numero di cellulare di Igor. Sono in corso accertamenti tecnici per capire se quel numero abbia mai agganciato le celle nelle zone dell’omicidio. Anche se sul punto le speranze degli inquirenti sono poche, perché si tratterebbe di un numero piuttosto vecchio, risalente a un periodo antecedente alla sua detenzione nel carcere di Ferrara.

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