Tra Facebook e mondo dello spaccio l'Isis arruola i suoi soldati

Rimini

RAVENNA. Almeno dieci jihadisti partiti per la Siria, un decimo di quelli totali. Tre morti accertati, ma forse sono almeno il doppio. Sono questi i dati che fanno di Ravenna un centro nevralgico del reclutamento dello Stato Islamico in Italia. Stando alla lista resa nota dal ministro della difesa Roberta Pinotti erano infatti in tutto 87 i foreign fighters arruolati in Italia ora attivi nelle fila dell’Isis: tra questi, ben il 10% veniva da Ravenna. Perché così tanti? Perché una città di dimensioni medie come la nostra ha un impatto tale su un fenomeno così globale? Da un lato sicuramente influisce l’elevata capacità di controllo della Digos ravennate sul territorio, a cui si deve non a caso il primo arresto in Italia di un “jihadista mancato”: il 27enne tunisino Noussair Louati, fermato su una panchina del Candiano poche ore prima di salire su un aereo per la “guerra santa”. Louati che conosceva bene anche l’ultimo espulso dal Ministero: il 26enne Maoruan Mathlouti. Ma è evidente che numeri del genere non possono spiegarsi solo in quel modo. Per capire meglio il fenomeno bisogna forse mettere a fuoco i i volti e le vite di questi terroristi della porta accanto. I primi morti furono i trentenni Mohamed El Hanssi e Neji Ben Amara, entrambi radicati in città ma partiti e caduti in Siria in nome dell’Isis. Pochi mesi dopo (agosto 2015) a morire fu invece Mohamed Hamrouni, classe 1975.

Cosa unisce queste vite? Di sicuro non il rispetto del Corano. Anzi. La svolta religiosa per loro non è un percorso spirituale, ma una specie di reazione a un rifiuto sociale. La data in cui tutto è cambiato - sia a Ravenna che in Italia - è senza dubbio il 2012. «Da quell’anno - spiegava una fonte al Corriere pochi giorni dopo l’arresto di Louati - la lotta al terrorismo cambia pelle, perché a cambiare sono i terroristi. Il sospettato “classico”, quello con la barba lunga e il vestito tradizionale non esiste più».

I nuovi fondamentalisti - compresi quelli che partiranno da Ravenna - hanno jeans e Nike ai piedi, fumano, bevono e sono ragazzi come altri. Stili di vita che il Corano non contempla.

El Hanssi e Ben Amara gravitavano nel mondo del piccolo spaccio, amavano le discoteche e la bella vita e molto probabilmente si conoscevano. El Hanssi era stato arrestato per droga dalla Finanza, Hamrouni restò invischiato in un’inchiesta dalla squadra Mobile. Louati era un pesce piccolo e inaffidabile dello spaccio di eroina in zona stazione. Così inaffidabile che l’eroina spesso invece di vendersela se la faceva lui stesso. In una parola un disperato. Ma è proprio tra quel popolo di disperati, fatto di piccoli spacciatori frustrati e pronti a tutto, che avviene l’arruolamento. Chi muova quei fili, però, resta ancora un mistero. Di sicuro è una persona, o una cellula, che questa città la conosce e in un certo senso la controlla.

E la moschea? Che ruolo ha in queste vicende la secondo moschea più grande d’Italia? Mathlouti era l’unico che la frequentava. Tutti gli altri si vedevano poco o nulla. Ma in questo terrorismo che cambia pelle, cambiano anche i reclutatori. Non più Imam radicalizzati che lanciano messaggi di fuoco contro l’occidente, ma persone che agiscono dietro profili Facebook, spesso gestiti direttamente dalla Siria (c.d.)

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