L'Università studia i crostacei delle saline
Il fine è appunto quello di riprodurre artificialmente questo gamberetto, di cui appunto va ghiotta la “nuvola rosa”, nella cui corazza vanno ad accumularsi i pigmenti di una particolare alga. I fenicotteri ne prendono il colore dopo avere ingerito quella che per loro è una vera e propria leccornia, tanto da restarsene per ore con la testa completamente immersa nell’acqua, nel tentativo di catturarla. Grazie al becco riescono nell’impresa, variando la pigmentazione della livrea a seconda del cibo ingerito. Ma se viene meno questa alimentazione, riprendono il colore normale diventando gradualmente bianchi.
La artemia, dal canto suo, schiude le uova solo in presenza dell’acqua. E proprio grazie a questa corazza riesce a proliferare in ambienti ostili come quelli della salina. I naupilii, cioè le sue larve, sono ricchi di acidi grassi e aminoacidi essenziali, appetibili dai piccoli di molte specie di pesci.
I prelievi nella salina di Cervia da parte della Università avverranno comunque una o due volte la settimana, per un periodo di 6 settimane. Ogni volta sarà necessario prendere circa 2 litri di acqua, ma senza incidere negativamente sugli habitat, oltre che sulle specie animali e vegetali di interesse comunitario presenti nel sito.
A tale riguardo, dovranno essere adottate “tutte le misure necessarie al fine di minimizzare il rischio di trasmissioni di agenti patogeni”. Inoltre, all’interno della aree naturali “si dovrà accedere unicamente a piedi”. Il Parco chiede poi la trasmissione dei dati concernenti questi studi, entro sei mesi dal termine delle attività.