Don Desio finisce in carcere

Rimini

RAVENNA. Sapeva, dopo il verdetto della Cassazione, che per il ritorno in carcere sarebbe stato solo questione di tempo. Per questo Giovanni Desio aveva già preparato un paio di valigie. Anche la terza era già pronta; quando gli uomini della Squadra mobile di Ravenna si sono presentati nel tardo pomeriggio di giovedì nella struttura di Barza D’Ispra dove si trovava in regime di detenzione domiciliare, l’ex parroco di Casalborsetti ha riposto gli ultimi oggetti (effetti personali e libri) e ha chiuso anche quella, seguendo i poliziotti che gli hanno notificato l’ordine di carcerazione emesso dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello senza dire una parola.

Nessun commento, nessuna esternazione. Sguardo rivolto verso il basso, dimesso e visibilmente invecchiato - immagine opposta a quella sopra le righe e ai limiti dell’arroganza con cui nell’aprile del 2014 accolse gli inquirenti - non ha mostrato alcuna sorpresa né tradito emozioni quando gli stessi agenti che si presentarono in canonica due anni e mezzo fa gli hanno chiesto di seguirlo.

D’altronde, era stato lo stesso difensore che lo aveva assistito a informarlo nei giorni scorsi che dopo il rigetto del ricorso da parte degli “ermellini” la sentenza di condanna per gli abusi ai danni dei ragazzini che frequentavano la parrocchia era diventata definitiva.

Desio era consapevole che le porte del carcere per lui si sarebbero riaperte, non sapeva però quando. E proprio di questo aveva parlato con l’avvocato Battista Cavassi con cui si era sentito al telefono poco prima dell’arresto.

Terminate le formalità di rito, l’ex sacerdote 54enne è stato accompagnato nel carcere più vicino, quello di Varese, in attesa di essere in futuro trasferito in un penitenziario dotato di una sezione apposita per detenuti condannati per reati di natura sessuale.

Degli otto anni e otto mesi stabiliti dai giudici dell’Appello (che avevano ridotto di due anni la pena del gup Antonella Guidomei in primo grado), detratti l’iniziale periodo di detenzione carceraria e quelli trascorsi prima in una struttura per religiosi in Umbria e da sei mesi a questa parte in quella lombarda, gliene restano da scontare ancora sei, che potrebbero scendere a cinque anni e mezzo calcolando i possibili benefici. (gi.ro.)

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