Sequestrate scarpe e camicie del padre di Cagnoni

Rimini

RAVENNA. Diverse paia di scarpe e alcune camicie e abiti sono stati sequestrati dalla procura nella villa fiorentina di Mario Cagnoni. L’ex primario dell’ospedale di Firenze è attualmente indagato per favoreggiamento del figlio Matteo, il dermatologo 51enne in carcere con l’accusa di aver ucciso a bastonate la moglie 39enne Giulia Ballestri.

Gli abiti dell’ex primario 85enne sono stati sequestrati alcuni giorni dopo la notifica dell’avviso di garanzia con cui la procura lo informava di averlo indagato per aver favorito la fuga del figlio dalla villa di Firenze poco dopo l’irruzione degli uomini della squadra mobile in seguito al ritrovamento del cadavere della povera Giulia. Ma di quel sequestro si è saputo solo ieri perché a Ravenna - di fronte al collegio penale - era fissata l’udienza del Riesame dopo il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Trombini. «Non tanto per il valore in sé o per l’utilità di quegli abiti- ha spiegato il legale di Cagnoni - ma perché comunque pensiamo che la competenza sia della procura di Firenze». Posizione - quest’ultima - accolta in serata dai giudici. Ma al di là dei tecnicismi processuali è evidente che dietro a quel sequestro si scorge un allargamento delle indagini sul ruolo avuto da Mario Cagnoni in quei tragici giorni.

Perché sequestrare delle scarpe e degli abiti appartenuti al padre di Cagnoni? E’ evidente che su quei reperti la procura crede di poter trovare qualcosa. Cosa? Difficile dirlo, ma sicuramente qualcosa in grado di dimostrare non soltanto un aiuto dato al figlio per scappare dalla villa alla vista della polizia. L’anziano luminare - secondo l’accusa della procura - due giorni dopo l’omicidio di Giulia (avvenuto venerdì 16 settembre) accompagna il figlio a Bologna per incontrare il loro avvocato penalista. Appuntamento, secondo la procura, a dir poco sospetto per chi si professa innocente. Inoltre Matteo Cagnoni, prima di essere smentito dalla testimonianza di un tassista, aveva detto al gip di essere stato da un civilista per discutere del divorzio. Ma quando padre e figlio tornano a Firenze le telecamere di sicurezza della loro villa immortalano una scena “strana”: i due escono dall’auto, prendono due cuscini dal portabagagli e li portano in garage. Quei cuscini, come emergerà successivamente, provenivano dalla casa del delitto, dove qualcuno dopo quell’indicibile massacro aveva cercato di pulire le tracce, senza riuscirci del tutto. E secondo la procura - ma sarà l’incidente probatorio a stabilirlo - su quei cuscini, guarda caso, c’erano anche delle evidenti macchie di sangue. Chi li aveva presi da quella casa? E quando?

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