Chiude la storica pasticceria Calderoni

Rimini

RAVENNA. «Gli anni migliori forse sono stati quelli dal ’68 al ’78. La domenica la gente usciva da messa e si fermava a comprare il vassoio con le paste. Eravamo in cinque a lavorare senza sosta. Facevamo anche il gelato: 1.200 coni in poche ore...». Ricordi sbiaditi, ma non troppo. Lelio Calderoni, 78 anni, oggi abbasserà per l’ultima volta la saracinesca della pasticceria che porta il suo nome su viale Farini, a due passi dalla stazione. L’aprì nel 1962: 54 anni di storia e lavoro ai quali, in buona parte, ha partecipato anche la moglie Carla Silvani, ieri come sempre dietro al bancone a servire i clienti.

«Io amo Ravenna - dice Lelio ripercorrendo una vita tra creme, frolla e cannoli -. La vecchia Ravenna rimarrà nel mio cuore ma il mondo è cambiato ed è anche giusto farsi da parte. L’età si fa sentire. Ho iniziato a lavorare da giovane, ho fatto l’emigrato in Svizzera, mi avevano dato pure la cittadinanza e la stessa paga di un cittadino elvetico. Con quei soldi guadagnati sono tornato qua e ho aperto la pasticceria con i miei. Di soddisfazioni ne abbiamo avute ma credetemi è dura: mia moglie si sveglia tutte le mattine alle 5. Il bello è sempre stato avere un rapporto diretto con la gente, parlare con i clienti ma sono abitudini che si stanno perdendo».

Oggi per Lelio e Silvana sarà l’ultimo giorno di lavoro. Nessuno rileverà la loro attività. «L’artigianato mini è destinato a scomparire - ragiona Calderoni -. Non ci sono entrate sufficienti per due persone ma uno da solo non ce la fa a stare dietro a tutto».

A complicare le cose negli ultimi anni c’è stata anche la progressiva trasformazione dell’isola San Giovanni. «Era una zona di benestanti, ora lo è meno - continua Lelio -. Il problema vero è iniziato quando hanno tolto l’arrivo delle corriere, fino a quel momento la zona era trafficatissima. Ora il degrado c’è. Ed è determinante per gli affari. Gli incassi di tutti i commercianti della zona andrebbero molto meglio se certe situazioni che si sono create negli ultimi anni non ci fossero. Comunque da domani ci riposeremo: rimpianti davvero non ne abbiamo».

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